Hogwarts: Harry Potter Gioco di Ruolo

Law and wands

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view post Posted on 16/9/2022, 15:21
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Sugar Mandylion era appena emersa da una visita paradisiaca a un nuovo ristorante cinese Babbano poco lontano da Diagon Alley. Ancora pienamente appagata dalle specialità della cucina orientale, fece il suo ingresso nella bottega di Ollivander per far controllare la sua bacchetta. Era passato un po' di tempo dall'ultima volta, e in quanto Auror desiderava essere certa che il suo catalizzatore fosse in buone condizioni e non rischiasse di sabotarle qualche importante missione. Con un sorriso deliziato sulle labbra mentre ancora pensava ai noodles appena consumati, Sugar si avvicinò al bancone dopo aver dato un'occhiata intorno. Erano anni che non visitava quel posto, ma sapeva che le avrebbe sempre ricordato i primi acquisti fatti a Diagon Alley quand'era una ragazzina quanto mai emozionata all'idea di iniziare Hogwarts.

- Buongiorno. -

Si annunciò, anche se era certa che non ve ne fosse bisogno.

- Vorrei richiedere la manutenzione per la mia bacchetta. -

Posato il catalizzatore sul bancone, l'Auror aprì la borsetta color lilla per recuperare i due galeoni necessari e li posò lì accanto. Rimase dunque in attesa per quando il personale avesse finito la procedura.
 
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view post Posted on 30/9/2022, 13:25
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A suo non modesto parere, quello di Apprendista presso la bottega di Ollivander era il lavoro più appetibile per ogni singolo studente o studentessa che avesse un po’ di sale nella zucca. Le candidature, infatti, non erano mai mancate. Eppure, tra tutti gli aspiranti per quel ruolo di prestigio, sua madre aveva dovuto prendere proprio Mica Ainsworth, ossia una delle strega più detestabili di scuola. Aveva sopportato Lyonel a malapena, così noiosamente Auror (e si era convinto che sua madre avesse una storia con lui, perché Caledon non aveva visto neanche la scintilla di un qualche tipo di talento nel Grifondoro), ma con Mica sapeva sarebbe stata tutta un’altra storia. Se Lyonel era discreto e stava nel suo, la Tassorosso era ingombrante, rumorosa e... e ricambiava il suo odio, quindi le probabilità che ci fossero zuffe nel retrobottega erano sempre più alte, anche senza la presenza di suo fratello più piccolo. Caledon aveva appena infilato un pezzo di legno bello stipite della porta del retrobottega (un primo tentativo per chiuderci dentro Mica), quando i campanelli dell’ingresso reclamarono la sua attenzione notificandogli l’arrivo di un nuovo cliente. La giornata grigia e settembrina improvvisamente si fece più interessante.

– Mandylion junior.

L’accolse usando appositamente il cognome e il diminutivo. Era ancora intenzionato a fargliela pagare per la loro conversazione durante la partita di Quidditch a Hogwarts. A differenza di ciò che accadeva di solito, quando chi lo circondavano si lagnava e gioiva per ragione a lui incomprensibili, con Sugar sentiva di poter partire con un po’ di vantaggio grazie al loro background simile. E lui avrebbe detestato essere trattato solo come il “figlio di”. Proprio per questo riservò a Sugar quel trattamento.

– Non mi aspettavo nucleo diverso.

Commentò poi, una volta accettata la bacchetta di Sugar Mandylion. Le labbra si incurvarono in un sorriso che era più una smorfia curiosa, mentre Caledon esaminava visivamente la bacchetta con il nucleo in corda di cuore di drago e si apprestava poi a iniziare la manutenzione richiesta.

Due galeoni. E posso concederti anche di ritrarmi. Non fai troppo schifo, ma io sono un soggetto migliore di quel vecchio. L’Integerrimo-qualcosa che è a Hogwarts.

Ancora impegnato nella manutenzione del catalizzatore, Caledon buttò lì di essersi imbattuto in uno dei ritratti di Hogwarts che, con sua sorpresa, aveva visto riportare proprio la firma di Sugar. Ovviamente non avrebbe riconosciuto alla strega alcunché. Anche perché il soggetto del suo quadro lasciava obiettivamente a desiderare. Chi è che decideva di dipingere un vecchio di spalle su una poltrona?

– Ma chi è poi, tuo padre?

Sbuffò con l’obiettivo di ridicolizzare la scelta di quel soggetto, alzando solo in quel momento lo sguardo sulla strega davanti a lui. Aveva terminato la manutenzione e non aveva rilevato alcun malfunzionamento nella bacchetta, che terminava di lucidare proprio in quell’attimo.

– Sei stata adottata.

Proferì con naturalezza e la speranza di ferirla come aveva rischiato di fare lei in occasione della partita, quando l’aveva umiliato parlando di Jelonek. Del resto, non ricordava di aver mai visto il padre di Sugar né di persona né sui giornali, a differenza di sua madre che era una presenza fissa nella stampa per via dei suoi ruoli di rilievo nella società magica. E quel tipo non somigliava per nulla alla strega dal portamento fiero e dal cognome pesante. Dunque, rese a Sugar il catalizzatore come se nulla fosse e attese di ricevere il pagamento.
 
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view post Posted on 14/10/2022, 14:26
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Il sorriso di Sugar si congelò mentre posava lo sguardo acquamarina sul moccioso Fedoryen che cominciò a infastidirla non appena aprì la bocca. Sugar dovette ricordarsi di essersi applicata e impegnata per il suo distintivo da Auror, perché altrimenti avrebbe volentieri preso Caledon per un orecchio al fine di esibirlo in una walk of shame lungo l'intera Diagon Alley. Il Corvonero le aveva rubato un orecchino per usarlo come Bolide contro Tom Hamilton, fallendo miseramente. La sua mira faceva proprio schifo e le doveva cinquanta galeoni. Quell'orecchino valeva più di tutto il suo mediocre guardaroba e Sugar era determinata a pareggiare i conti.

- Fedoryen jr. - rispose, fredda. - Mi devi cinquanta galeoni per l'orecchino che mi hai rubato. Hai idea di quanto prezioso fosse? Di sicuro più di quella catapecchia in cui vivi. -

Sugar aveva visto dove abitavano i Fedoryen. Si sarebbe gettata nel lago prima di essere costretta a vivere in quella orrenda casa. Sarebbe stato molto più dignitoso per loro rimanere a Hogwarts o ricavarsi uno spazio al San Mungo. Forse era quello il motivo per cui Caledon era un idiota, l'umidità e la muffa dovevano avergli attaccato il cervello. Come diavolo era finito a Corvonero? Strinse gli occhi davanti all'insinuazione che lei fosse prevedibile. Lei? Sugar Mandylion, prevedibile? Raddrizzò la colonna vertebrale e sollevò il mento, la mano sul fianco. Immaginò che il ragazzino avesse il nucleo in unicorno, noioso e irrilevante. Di certo non comparabile a un drago come lei.
L'Auror si riprese i galeoni che aveva precedentemente deposto sul bancone. Non avrebbe dato uno zellino a quel ladro.

- Niente denaro per te, oggi. Puoi cominciare a ripagarmi così, ora mi devi solo quarantotto galeoni. - disse con arroganza.

Un lampo passò negli occhi di lei quando Caledon menzionò l'Integerrimo con le Rose. L'immagine della porta chiusa di Morgenthal le apparve davanti, non richiesta, ma Sugar la scacciò insieme alla sensazione acuta all'altezza del petto. L'Occlumante non le aveva ancora parlato dalla notte dell'attacco...
Fece un piccolo verso di sprezzo in faccia a Caledon.

- Non è mio padre. - replicò. - Ma qualcuno che non hai speranza di diventare. -

In tutti i sensi.
Se Caledon pensava di suscitare qualcosa in lei chiedendo di suo padre o insinuando che fosse adottata, si sbagliava di grosso. L'unico punto in comune con lui, in effetti, era proprio quello di avere padri mediocri. A differenza di Caledon, tuttavia, Sugar aveva avuto il privilegio di essere libera da quel fardello imbarazzante e ora poteva ridipingerlo come più le piaceva. Scoprì di non riuscirci, per qualche motivo. Zoeromeo non era degno nemmeno del tempo impiegato a ricostruirlo.

- Non ho un padre. Io non ne ho mai avuto bisogno. - sorrise.
 
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view post Posted on 13/11/2022, 16:22
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Storse la bocca, visibilmente infastidito dal commento che Sugar Mandylion fece sull’abitazione di famiglia dei Fedoryen che si trovava a Hogsmeade e che non poteva dirsi certamente un maniero, ma che secondo Caledon risentiva, come tutto, del resto, dell’influenza di Jelonek e delle sue trovate ridicole persino nell’arredamento. Il fatto che Sugar avesse tirato fuori qualcosa che lui imputava a Jelonek lo fece infuriare ancora di più, perché sentiva che non si sarebbe mai liberato del retaggio paludoso del cognome di suo padre. Decise, dunque, di ripagarla con la stessa moneta.

– Non tutti abbiamo la mamma così ricca da comprarci anche l’accesso nell’esercito degli Auror o un ruolo al Ministero.

Sancì, scrollando le spalle e mantenendo lo sguardo sulla strega più grande: anche lei avrebbe dovuto soffrire per la sua famiglia e Caledon non faceva fatica a immaginare di non essere il primo a rivolgere un’accusa simile a Sugar, come del resto si aspettava di riceverle lui stesso una volta inserito a Hogwarts. Era una sorta di Maledizione del Sangue e, per quanto ne sapeva lui, Sugar Mandylion poteva esserne stata favorita e non aveva intenzione di nasconderlo. Scosse invece la testa alla risposta dell’altra sull’Integerrimo. Non riusciva proprio a capire a cosa Sugar stesse alludendo, ma dei suoi progetti futuri era più che certo e di lì a qualche anno sarebbe stato solo uno il Fedoryen a essere ricordato: si trattava proprio di lui stesso.

– Ho ambizioni molto più grandi. Hai un debole per i vecchi? Mia madre può assumerti al San Mungo come Elfa Domestica al reparto geriatrico per accudire tutti i vecchi Integerrimi con la copertina che vuoi, se ci tieni così tanto.

La schernì, tornando a introdurre tra di loro la pesante eredità familiare che entrambi portavano, ma questa volta facendone un vanto. Perché se non aveva potuto scegliersi il padre, sua madre restava sempre Evey Fedoryen: una delle streghe più stimate e potenti dell’intero paese, che gestiva da anni il maggiore ospedale magico della Gran Bretagna. Dopo quella ribattuta, Caledon recuperò un sacchetto da dietro il bancone e, con una lentezza anormale, fece precipitare due monete dorate dentro la cassa per saldare il conto di Sugar, assicurandosi che lei avesse contezza di quel gesto. Poteva sembrare una sorte di cedimento da parte sua, e una prima vittoria da parte di Sugar. Fedoryen, infatti, si sottrasse da quella discussione evitando di insistere per ricevere il pagamento, in modo da non dare alcuna soddisfazione alla strega che già aveva avuto molto da dire sulle finanze dei Fedoryen, mettendolo in imbarazzo. Non lo avrebbe permesso di nuovo.

– Vivi sulla high street, no? Verrò a sistemarti il giardino per sdebitarmi. Ne avrai bisogno.

Fu quindi con il volto disteso che Caledon Fedoryen pronunciò la sua promessa di congedo per la strega che, pur avendone un suono diverso, avrebbe avuto lo stesso sapore acre di una minaccia.
 
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view post Posted on 4/12/2022, 11:59
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A Sugar Mandylion piaceva pensare di poter essere paziente quando lo voleva. Non le riusciva con facilità, ma non era nemmeno completamente impossibile. Suo fratello Gawith le faceva perdere spesso la pazienza con la sua costante debolezza, e allora lei reagiva con rabbia nel tentativo di rafforzarlo, farlo incazzare, vederlo atteggiarsi da uomo invece che un dannato bambino. I sudoku della Gazzetta del Profeta la facevano spazientire dopo circa due minuti, facendola sentire stupida. Le bastava appallottolarli e lanciarli lontano per sentirsi meglio. Caledon Fedoryen riuscì a farle perdere la pazienza a un livello del tutto nuovo. Sugar lo fissò, incredula che potesse esistere una persona tanto irritante. Aveva insinuato che lei si fosse comprata l'ingesso nell'esercito degli Auror, e il modo in cui parlava di Morgenthal...
Sugar sentì le orecchie fischiarle. L'immagine della porta dell'Indicibile che rimaneva chiusa, le loro conversazioni ridotte a un "buongiorno" distratto da parte di lui, la rabbia che lei provava pensando a come lui le fosse stato vicino durante l'ultimo attacco e a tutto quello che avevano fatto insieme prima di quel momento... Sugar fissò il Corvonero davanti a lei, trovandosi a odiarlo. Cosa ne poteva sapere di chi fosse davvero l'Integerrimo? E come osava parlarne in quei termini? Come osava l'Integerrimo ignorarla mentre lei perdeva le staffe in quel modo sentendo qualcuno insultarlo? La mano di Sugar si trovò nell'aria per volare dritta contro la guancia di Caledon e scontrarvisi sonoramente. Sugar la sentì formicolare all'idea di bruciare con l'impatto.

- Chiudi quella bocca, Fedoryen. -

Si ritrovò il respiro corto per la rabbia. Più tardi si sarebbe detestata per avergli mostrato di aver fatto centro, ma in quel momento vedeva rosso. La necessità di punire Caledon per quanto aveva appena detto prendeva il sopravvento su tutto il resto. Recuperò i due galeoni per la manutenzione dalla tasca del cappotto e li fece cadere sul pavimento, sprezzante. Fedoryen ne avrebbe avuto bisogno prima di ridursi inevitabilmente a richiedere l'elemosina per strada. Quelli come lui non avrebbero potuto aspirare ad altro; non era che un guscio vuoto, un ragazzino pieno di risentimento che doveva riversare odio intorno a tutti quelli che incontrava. Un breve sorriso si dipinse sulle labbra sottili di Sugar mentre individuava l'origine di quella costante necessità da parte di Caledon. Gli occhi acquamarina dell'Auror diedero un guizzo mentre si rivolgevano sull'ambiente intorno.

- La tua mamma rimane spesso ad accudire i vecchi in geriatria piuttosto che passare tempo con te? Non sono sorpresa. Scommetto che si è pentita di averti partorito. Se tornasse indietro non lo farebbe, non è così? Lo sai, ed è per questo che sei tanto odioso. Cerchi disperatamente di deflettere il suo odio per te verso gli altri. -

Il sorriso di Sugar si ampliò. Posò le mani sul bancone, allungandosi appena verso Caledon mentre lo guardava negli occhi.

- Sarà meglio chiedere a tuo padre di farti assumere a scrostare padelle. - sussurrò. - La tua mamma non ti comprerà l'accesso al San Mungo o al Ministero. È disgustata da te. -
 
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view post Posted on 18/12/2022, 16:41
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Lo sentì prima di vederlo arrivare. Istintivamente, il palmo andò a sfiorare la guancia bruciante, dove Sugar Mandylion l’aveva appena colpito e lui, come se stentasse a credere che lei ne fosse davvero in grado, non si era ritratto. Le pupille si dilatarono mentre Caledon Fedoryen veniva attraversato da una sensazione nuova. Lui non era estraneo a quel tipo di linguaggio: al contrario, era attraverso la violenza che il Corvonero comunicava gran parte delle sue emozioni. Era in quel modo che era abituato a comunicare con suo fratello, ad esempio, ma Javier non aveva mai risposto come Sugar Mandylion aveva appena fatto. Di solito lui si arrabbiava, quando Javier cercava di sottrarsi ai loro scontri fisici. Si arrabbiava anche quando il fratello minore invece rispondeva, perché Caledon si sentiva come istigato. Nessuno, però, aveva mai colpito Caledon per primo. Nessuno, prima di Sugar Mandylion. La guancia scottava sotto i suoi polpastrelli e Caledon Fedoryen guardava l’Auror dall’altra parte del bancone come se la vedesse per la prima volta. Sugar Mandylion l’aveva colpito per primo e non l’aveva fatto per prevaricare su di lui o per vincere un duello con un criminale di Notturn Alley: l’aveva fatto perché Caledon era riuscito a toccarla a fondo, forse persino a ferirla. E lei aveva agito esattamente come avrebbe fatto Caledon. Per la prima volta Fedoryen ebbe l’impressione di avere davanti qualcuno che gli somigliava. Non venne pervaso dalla solita rabbia che conosceva bene in tutte le sue declinazioni, ma da una sensazione nuova, che faceva fatica a riconoscere mentre si rifletteva negli occhi acquamarina di lei, con le labbra leggermente schiuse in una smorfia di sorpresa e dolore. Dalla sua breve esistenza, dalla socializzazione famigliare prima e poi una volta a Hogwarts, Caledon aveva appreso una sola certezza: quella di essere solo al mondo e di non poter contare neanche su quei legami primordiali che molto davano invece per scontati. Sugar Mandylion, con un semplice schiaffo d’impeto, aveva messo in dubbio quel suo assioma.
Gli venne da ridere e lo fece, senza considerare che quella reazione potesse essere considerata un ulteriore scherno ai danni di Sugar, ma a lui non importava alcunché. Ad ogni modo, nel frattempo lei si avvicinava per attaccarlo ancora, in modo più letale di uno schiaffo, questa volta.

– Potrei dire lo stesso di tua madre: non deve avere molta fiducia nelle tue capacità, se ha ritenuto di doverti inserire addirittura nell’esercito per tenerti d’occhio e trovarti un impiego. E scommetto che la vedo più io di te.

Abbassò il tono di voce di conseguenza, ma mantenne lo stesso ghigno di poco prima. Non si ritrasse all’avvicinarsi della strega: al contrario, si protese a sua volta verso la strega dall’altra parte del bancone. Mentre parlava, protese un braccio per sfiorare la sua guancia come per contrappasso, quindi infilò le dita tra i suoi capelli scuri e le mise una ciocca dietro l’orecchio, andando a scoprire quest’ultimo, mentre l’ennesima similitudine tra di loro veniva esternata con lo stesso tono tagliente. Entrambi sapevano esattamente di cosa stessero parlando, perché nel colpirsi a vicenda con quelle battute tanto feroci solo uno stupido non si sarebbe trovato a fare i conti con la propria eredità malata sbandierata in quel modo e al tempo stesso riflessa l’una nell’altro. E nessuno di loro due erano uno stupido.

– Molto meglio senza quell’orecchino. Ti ho fatto un favore.

Sussurrò ancora, quindi serrò le dita sui suoi capelli e li tirò per farle inclinare il viso da quel lato, scoprendo maggiormente l’orecchio della strega e soprattutto cercando la sua personale vendetta per lo schiaffo che aveva ricevuto qualche attimo prima. Era il turno di Sugar Mandylion per soffrire il dolore che bruciava sulla sua pelle tesa dai capelli che venivano tirati senza troppi complimenti.

– Mi ringrazierai e ti scuserai molto presto.

Sancì infine con sfida, ma con la stessa determinazione di una promessa. Quindi lasciò la presa sui capelli di Sugar e si tirò indietro, mettendo fine a quell’incandescente scambio sussurrato e tornando nella sua consueta posizione eretta al di là del bancone della bottega, apparentemente neutrale. I galeoni gettati a terra non li avrebbe raccolti. Non avrebbe dato modo a Sugar di vederlo piegarsi. Non di nuovo, non dopo essersi lasciato colpire da lei in quel modo.
 
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view post Posted on 1/2/2023, 23:51
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Caledon non le diede quello che voleva. Non si ritrasse spaventato e non chiamò aiuto; al contrario la fissò e rise divertito, come se quello schiaffo non avesse significato davvero violenza, o come se volesse dire qualcos'altro. Sugar corrugò le sopracciglia, sentendosi leggermente inquieta, e si ritrovò a combattere l'istinto di indietreggiare. C'era qualcosa di profondamente sbagliato in Caledon Fedoryen, qualcosa che non le piaceva affatto. Quella risata priva di gioia le fece venire i brividi e la sua mano fremette dalla voglia di mollargli un secondo schiaffo, ma si fermò all'idea di comunicare con lui ancora in quel modo. Le sembrava, infatti, che più di ogni altro linguaggio quello era ciò che Fedoryen aveva compreso e frainteso meglio. Prima che potesse replicare, ancora presa del tutto alla sprovvista, si ritrovò con le dita di lui tra i capelli; tenne gli occhi fissi su di lui, il suo viso troppo vicino. La mano sinistra di Sugar andò a sfiorare la bacchetta nel vestito; non le importava fosse uno studente più giovane di lei. Tutto di lui sibilava pericolo, e lei sarebbe stata pronta a spedirlo contro gli scaffali pieni di bacchette alle sue spalle. Non era che una formica sotto al suo piede, e lei avrebbe potuto schiacciarlo in qualsiasi momento.
Lo guardò, i loro occhi che si incontrarono nel momento in cui le avanzò quella lusinga.
Sentì la presa di lui rafforzarsi tra le ciocche e l'occhiata di Sugar sprizzò veleno. Non emise un lamento e gli promise dolore in cambio, come se quel tocco non la stesse disturbando affatto. Non gli avrebbe dato alcuna soddisfazione; invece fu attraversata dall'idea di afferrarlo per la gola e cominciare a stringere. Aprì le dita per affondarle nel suo collo ma lui per allora l'aveva già lasciata andare.

- Tu... -

Si rese conto di aver sguainato la bacchetta e tenerla lungo il fianco. Il ghignetto di lui accecava il lume della ragione e le chiedeva di attaccarlo. Gli avrebbe dato il potere di denunciarla e rovinarla per sempre, dipingerla come fosse lei quella da cui difendersi. Agli occhi di tutti, Caledon sarebbe rimasto il ragazzino le cui provocazioni lei non era riuscita a reggere, e che aveva pagato per la sua instabilità. Sua madre l'avrebbe rinchiusa nel reparto dei casi speciali per friggerle il cervello a suon di Shockantesimi, con il supporto della propria.
Non ancora.

- Ci rivediamo quando sarai maggiorenne, pezzente psicopatico. - disse in un sibilo. - Ti prenderò a calci allora, quando non avrai mammina... o la legge dalla tua parte. -

Lo fissò con odio per un'ultima volta, poi mulinò i capelli e gli voltò le spalle, fumante di rabbia. Davanti ai suoi occhi continuavano a scorrere sogni e illusioni per come ridurlo in polvere non appena le fosse stato possibile; lasciò la bottega di Ollivander sbattendo la porta con una promessa.
 
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