| Lo sentì prima di vederlo arrivare. Istintivamente, il palmo andò a sfiorare la guancia bruciante, dove Sugar Mandylion l’aveva appena colpito e lui, come se stentasse a credere che lei ne fosse davvero in grado, non si era ritratto. Le pupille si dilatarono mentre Caledon Fedoryen veniva attraversato da una sensazione nuova. Lui non era estraneo a quel tipo di linguaggio: al contrario, era attraverso la violenza che il Corvonero comunicava gran parte delle sue emozioni. Era in quel modo che era abituato a comunicare con suo fratello, ad esempio, ma Javier non aveva mai risposto come Sugar Mandylion aveva appena fatto. Di solito lui si arrabbiava, quando Javier cercava di sottrarsi ai loro scontri fisici. Si arrabbiava anche quando il fratello minore invece rispondeva, perché Caledon si sentiva come istigato. Nessuno, però, aveva mai colpito Caledon per primo. Nessuno, prima di Sugar Mandylion. La guancia scottava sotto i suoi polpastrelli e Caledon Fedoryen guardava l’Auror dall’altra parte del bancone come se la vedesse per la prima volta. Sugar Mandylion l’aveva colpito per primo e non l’aveva fatto per prevaricare su di lui o per vincere un duello con un criminale di Notturn Alley: l’aveva fatto perché Caledon era riuscito a toccarla a fondo, forse persino a ferirla. E lei aveva agito esattamente come avrebbe fatto Caledon. Per la prima volta Fedoryen ebbe l’impressione di avere davanti qualcuno che gli somigliava. Non venne pervaso dalla solita rabbia che conosceva bene in tutte le sue declinazioni, ma da una sensazione nuova, che faceva fatica a riconoscere mentre si rifletteva negli occhi acquamarina di lei, con le labbra leggermente schiuse in una smorfia di sorpresa e dolore. Dalla sua breve esistenza, dalla socializzazione famigliare prima e poi una volta a Hogwarts, Caledon aveva appreso una sola certezza: quella di essere solo al mondo e di non poter contare neanche su quei legami primordiali che molto davano invece per scontati. Sugar Mandylion, con un semplice schiaffo d’impeto, aveva messo in dubbio quel suo assioma. Gli venne da ridere e lo fece, senza considerare che quella reazione potesse essere considerata un ulteriore scherno ai danni di Sugar, ma a lui non importava alcunché. Ad ogni modo, nel frattempo lei si avvicinava per attaccarlo ancora, in modo più letale di uno schiaffo, questa volta.
– Potrei dire lo stesso di tua madre: non deve avere molta fiducia nelle tue capacità, se ha ritenuto di doverti inserire addirittura nell’esercito per tenerti d’occhio e trovarti un impiego. E scommetto che la vedo più io di te.
Abbassò il tono di voce di conseguenza, ma mantenne lo stesso ghigno di poco prima. Non si ritrasse all’avvicinarsi della strega: al contrario, si protese a sua volta verso la strega dall’altra parte del bancone. Mentre parlava, protese un braccio per sfiorare la sua guancia come per contrappasso, quindi infilò le dita tra i suoi capelli scuri e le mise una ciocca dietro l’orecchio, andando a scoprire quest’ultimo, mentre l’ennesima similitudine tra di loro veniva esternata con lo stesso tono tagliente. Entrambi sapevano esattamente di cosa stessero parlando, perché nel colpirsi a vicenda con quelle battute tanto feroci solo uno stupido non si sarebbe trovato a fare i conti con la propria eredità malata sbandierata in quel modo e al tempo stesso riflessa l’una nell’altro. E nessuno di loro due erano uno stupido.
– Molto meglio senza quell’orecchino. Ti ho fatto un favore.
Sussurrò ancora, quindi serrò le dita sui suoi capelli e li tirò per farle inclinare il viso da quel lato, scoprendo maggiormente l’orecchio della strega e soprattutto cercando la sua personale vendetta per lo schiaffo che aveva ricevuto qualche attimo prima. Era il turno di Sugar Mandylion per soffrire il dolore che bruciava sulla sua pelle tesa dai capelli che venivano tirati senza troppi complimenti.
– Mi ringrazierai e ti scuserai molto presto.
Sancì infine con sfida, ma con la stessa determinazione di una promessa. Quindi lasciò la presa sui capelli di Sugar e si tirò indietro, mettendo fine a quell’incandescente scambio sussurrato e tornando nella sua consueta posizione eretta al di là del bancone della bottega, apparentemente neutrale. I galeoni gettati a terra non li avrebbe raccolti. Non avrebbe dato modo a Sugar di vederlo piegarsi. Non di nuovo, non dopo essersi lasciato colpire da lei in quel modo.
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