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La grande corsa al litio fra estrazione sostenibile e allarme per la CO2

di Sara Gandolfi

La grande corsa al litio fra estrazione sostenibile e allarme per la CO2 Il Salar de Uyuni, deserto salato sull’altopiano andino della Bolivia: sotto questa superficie si celano oltre la metà delle riserve mondiali di litio (foto Getty)

I giorni di gloria della città di Potosi, in Bolivia, sono lontani. L’argento estratto dalle miniere di Cerro Rico avrebbe potuto pagare “un ponte fino all’Europa”, dicono i locali. Di tanta ricchezza, invece, ben poco è rimasto nel corso dei secoli in queste terre desolate. A duecento chilometri da qui, però, si cela un nuovo tesoro, ancora da sfruttare, e stavolta la gente del posto reclama la sua parte di bottino. Lo chiamano il “triangolo del litio” e si estende dal Salar de Uyuni, in Bolivia, al deserto di Atacama, in Cile, per proseguire ad est fin dentro l’Argentina. Un’area cinquanta volte più arida della Valle della Morte in California, che sotto la superficie cela oltre la metà delle riserve mondiali di un minerale strategico per la società del futuro. Scoperto nel 1817, il litio è oggi il cuore pulsante delle batterie che fanno funzionare smartphone, tablet, sistemi d’arma all’avanguardia e auto elettriche. Il boom delle batterie al litio e il preannunciato sorpasso dei veicoli EV su quelli a diesel e benzina — entro il 2025 dovrebbero essere più economici — hanno scatenato la caccia all’“oro bianco” in tutti i deserti del pianeta.

Per il minerale, prezioso per le batterie delle auto elettriche, gli investitori puntano sulla Bolivia. Le case automobilistiche hanno requisiti sempre più rigorosi, ma ora le tecniche di produzione devono migliorare

Se infatti è vero che produzione e consumo nel 2020 hanno subito una battuta di arresto a causa della pandemia (rispettivamente 82.000 e 56.000 tonnellate di carbonato di litio), l’agenzia Bloomberg prevede che la domanda crescerà di almeno dieci volte entro il 2030.Oltre la metà dell’attuale produzione globale di litio nel 2019, secondo la United States Geological Survey, è in Australia (54,5%), seguita da Cile (che detiene le maggiori riserve al mondo), Cina e Argentina. (continua a leggere dopo i link)

Gli occhi degli investitori, però, puntano sulla Bolivia. Qui, come in Cile e Argentina, il litio si trova nei laghi salati sotterranei. Le tecniche di estrazione per ricavare il carbonato di litio dalle acque salmastre sotto i deserti non sono però né semplici né a costo ecologico zero. Oltre ad essere molto invasive, perché necessitano grandi piscine evaporative in superficie, hanno un elevato impatto ambientale per i consumi di acqua e la produzione di rifiuti chimici tossici. E richiedono investimenti ingenti. Per questo, i maggiori produttori non coincidono con i Paesi che detengono le più grandi riserve.

Miniere di litio nel deserto di Uyuni, in Bolivia (foto Getty Images) Miniere di litio nel deserto di Uyuni, in Bolivia (foto Getty Images)

Il deserto di sale sull’altopiano andino

Il Salar de Uyuni è la più ampia distesa di sale sulla terra, sull’altopiano andino della Bolivia meridionale. Un deserto bianco di oltre 10.000 km2, a 3650 metri di quota, sotto la cui spessa crosta di sale, secondo alcune stime, si troverebbe tra il 50 e il 70 per cento delle riserve mondiali di litio. Il problema è come estrarle e chi lo dovrebbe fare. L’ex presidente Evo Morales si era opposto all’ingerenza di imprese straniere nello sfruttamento minerario, ma il Paese non dispone delle necessarie tecnologie d’estrazione e produzione, molto avanzate e costose. Inoltre, il litio boliviano è concentrato in profondità, il che ne rende anti-economica l’estrazione. Sta di fatto che molti hanno immaginato un complotto internazionale delle grandi compagnie minerarie dietro la destituzione di Morales nel 2019. Lo scorso anno, la sinistra ha rivinto le elezioni: ora presidente è il pragmatico Luis Arce, ex ministro dell’Economia di Morales (che nel frattempo è rientrato dall’esilio) e i giochi si sono riaperti, anche con gli investitori stranieri. Primi fra tutti tedeschi e cinesi.

La grande corsa al litio fra estrazione sostenibile e allarme per la CO2

La questione acqua e i «paletti» ambientali

In Bolivia come altrove il problema è l’estrazione sostenibile del litio. In linea con i requisiti sempre più rigorosi delle case automobilistiche — come Volkswagen, Mercedes-Benz e Bmw — riguardo la sostenibilità della catena d’approvvigionamento delle batterie EV. Un punto chiave è il consumo di acqua. Il produttore cileno Sociedad Quimica y Minera, più volte messo sotto accusa dalle comunità locali, ha presentato un piano per ridurre l’uso di acqua dolce per le operazioni nel Salar di Atacama, fino a dimezzarle entro il 2030. Attualmente, quasi il sessantacinque per cento dell’acqua della regione viene utilizzata per estrarre il litio, il che ha comportato la migrazione dei coltivatori di quinoa e dei pastori di lama che vivevano nel deserto da secoli. Crea allarme, però, anche l’aumento delle emissioni di CO2 nelle varie fasi di estrazione, produzione, trasporto e fabbricazione del litio: una ricerca di Roskill, colosso dell’analisi del mercato dei minerali, prevede che l’aumento della domanda potrebbe farle triplicare entro il 2025 e addirittura sestuplicare entro il 2030.

Parcheggio di taxi inutilizzati a Singapore, foto di Wong Chek Poh per il  Sony WPA Parcheggio di taxi inutilizzati a Singapore, foto di Wong Chek Poh per il Sony WPA

In Europa il maggior produttore è il Portogallo

In questo caso, risulta estremamente più energivora l’estrazione da fonti rocciose nelle miniere, come avviene in Australia e Cina, che comporta una media di 9 tonnellate di CO2 per ogni tonnellata di carbonato di litio raffinato (Lce) prodotto. Quasi il triplo delle emissioni prodotte dall’estrazione dal “brine”, ovvero dalle acque salmastre ad alta concentrazione come quelle del Salar de Uyuni. Intanto si muove anche l’Europa. Il maggiore produttore di litio qui oggi è il Portogallo, ma nuovi progetti di estrazione sono in corso in Germania (anche con l’utilizzo della geotermia), Repubblica ceca, Austria, Finlandia, Spagna.