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Camilleri a fumetti: quindici disegnatori rendono omaggio al Maestro

Illustrazione di Massimo Fenati 
Nella Settimana della lingua italiana viene presentata a Londra la trasposizione in graphic novel del racconto "L'odore del diavolo": l'illustratore Massimo Fenati, che ha diretto il progetto, ci spiega come è nato e perché
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Il commissario Montalbano, due anziane maestre elementari di Vigàta, il prete esorcista, una truffa ben orchestrata e le antiche superstizioni di quella Sicilia che Andrea Camilleri ha contribuito a far conoscere e ad amare tanto. Gli ingredienti ci sono tutti per riportare all’attenzione – anche dei più giovani – un racconto del grande Maestro scomparso lo scorso anno, pubblicato per la prima volta nel 1998 all’interno della raccolta Un mese con Montalbano. Si intitola L’odore del diavolo e proprio per rendere omaggio a Camilleri quindici affermati fumettisti (11 italiani e 4 inglesi) hanno deciso di trasformarlo in un graphic novel a più mani.
 
Il lavoro, commissionato dall’Istituto italiano di Cultura di Londra e presentato mercoledì 21 ottobre in occasione della Settimana della Lingua italiana, celebrata in tutto il mondo fino a domenica 25 ottobre, è stato coordinato da Massimo Fenati, disegnatore di origine genovese trapiantato a Londra da 25 anni (famoso per la serie dei due pinguini innamorati Gus & Waldo, pubblicata in Italia da Tea).
 
Fenati, che un paio di anni fa aveva già trasformato in fumetto il bestseller di Simonetta Agnello Hornby La Mennulara (Feltrinelli Comics), ha riunito i 14 fumettisti, affidando a ciascuno l’illustrazione di una pagina: tra questi, Paolo Bacilieri (che in realtà di pagine ne ha realizzate due disegnando la doppia tavola di apertura), Alessandro Baronciani, ma anche gli inglesi Jon McNaught (collaboratore abituale della London Review of Books e del New Yorker), Matthew Dooley e Posy Simmonds. “Proprio con un dibattito a due con Jon McNaught, moderato da Paul Gravett, tra i massimi esperti di fumetto in Inghilterra, lanceremo il progetto”, racconta il fumettista dalla sua casa di Londra. “Ci sarà una versione cartacea distribuita gratuitamente all’Istituto italiano di Cultura di Londra. E poi lo porteremo in giro per i festival, in attesa di distribuirlo anche in Italia”.
Illustrazione di Jon McNaught 

Fenati come è nata l’idea? E perché proprio Camilleri?
“All’inizio per celebrare la Settimana della Lingua italiana, che quest’anno ha per tema proprio l’illustrazione e il fumetto, si pensava a una mostra di tavole originali di vari fumettisti qui a Londra. Poi è arrivato il Covid e la mostra è diventata virtuale: a quel punto, però, era ancor più essenziale trovare un contenuto forte, interessante, un fil rouge che legasse le varie tavole, una sorta di storia illustrata a più mani. Ho subito pensato a Camilleri: le sue storie sono piccoli capolavori che ben si adattano a una narrazione per immagini. La moglie e le figlie si sono dette entusiaste di cedere i diritti del racconto. Ed è stata una scelta buona anche perché mi ha aiutato a convincere molti fumettisti che erano super indaffarati, ma come hanno sentito la parola magica “Camilleri” apriti sesamo: il tempo lo hanno trovato”.
 
In che modo è riuscito a dare coerenza alle diverse tavole?
“In realtà la sfida più grossa è stata proprio l’adattamento, dovendo mettere insieme quindici artisti diversi. Avevo fatto scuola con La Mennulara e sapevo che ci dovevano essere degli elementi riconoscibili da una pagina all’altra. Così ho dato delle direttive, una sceneggiatura – che ciascuno ha interpretato a modo suo – in certi casi anche delle piantine delle stanze. E ho suggerito come dovevano essere rappresentate le due ville dell'anziana maestra: quella liberty di campagna e quella di città invece in stile moresco. Poi certo succede che da una tavola all’altra il cattivo perda i baffi…”.
Illustrazione di Lorena Canottiere 

Cosa del racconto originale è stato rispettato di più nella trasposizione a fumetti?
“I personaggi, in primo luogo. Ci sono tutti. Compreso il diavolo che compare in tutto tre volte e ogni volta ha un aspetto diverso. Ma anche nel racconto Camilleri ce lo presenta così: quel che lo rende riconoscibile all’anziana maestra non è l’aspetto ma l’odore (che dà il titolo al racconto, ndr). Il personaggio del commissario invece deve molto al Montalbano televisivo: non poteva essere altrimenti, ormai è entrato nel nostro immaginario. Magari qualcuno lo ha snellito, dandogli un mento più volitivo”.
 
Da Agnello Hornby a Camilleri: nei suoi ultimi lavori c’è sempre la Sicilia. Perché?
“Simonetta Agnello Hornby la conosco personalmente, come me vive a Londra. Con Camilleri mi sono rinnamorato della Sicilia che visitai da bambino: per me, che venivo da Genova, vedere la valle dei templi di Agrigento fu la scoperta della bellezza. Tornarci ora, con il disegno, ha un significato importante”.