| Mentre lei lo picchiava, lui la circondò con entrambe le braccia in quello che avrebbe potuto sembrare un abbraccio, ma che per lui era la gabbia in cui avrebbe voluto rinchiuderla per far sì che lei restasse con lui, smettesse di sfuggirgli e di frequentare altri uomini. Forse lo sapeva anche lei e forse lo stava picchiando anche per quello, ma lui continuò a baciarla e dopo poco iniziò a sentire come se il suo corpo stesse finalmente ritrovando la sua dimensione nello spazio. Quando lui cercò di riprendere fiato, lei rimase ferma e continuò a urlargli addosso, e lui per qualche secondo si portò una mano sulla nuca e si irrigidì come se stesse compiendo uno sforzo sovrumano, e in effetti, almeno in parte, era così. Perché, pur non essendo abile con le parole, Caledon sapeva di essere un ottimo mentitore. Aveva anni di esperienza fin da bambino, quando aveva dovuto nascondere alla madre tutti gli attentati contro Jelonek e Javier. Invece, quella che sputò fuori a fatica in quel momento, fu straordinariamente la verità.
– Sai chi è mio padre. Se mi faccio espellere da qui, finirò come lui. Non posso permetterlo.
Come al solito, non ci aveva riflettuto su. Aveva detto quello che gli era passato per la mente, senza censurarlo, e inavvertitamente sbandierando a Sugar quello che era da sempre forse il suo timore più grande: essere come suo padre, o essere anche lontanamente associato a lui. Chi più di Sugar Mandylion avrebbe potuto realmente comprenderlo e chi più lei, soprattutto, avrebbe potuto fare di quella confessione un’arma? Ma ormai era andata e lui, sempre d’istinto, cercò una sorta di rifugio tra le labbra di lei, come un mammifero che si divincolava dai tentacoli di un Tranello del Diavolo, finendone sempre di più preda.
– Ma è vero, una notte con te…
La baciò ancora, questa volta con meno prepotenza, ma con maggiore desiderio. Le prese una mano e la portò sul cavallo dei propri pantaloni, dove si percepiva già l’effetto folle che Sugar gli faceva. Dal suo punto di vista anche quella era una concessione che lui le faceva, perché il potere che lei aveva su di lui continuava a mandarlo in bestia, eppure fino a quel momento il desiderio era stato più forte. Poi lei la informò degli sviluppi della serata dopo che lui aveva lasciato il numero diciannove e il desiderio tornò ad essere tutt'uno con la rabbia.
– No.
La guardò negli occhi e si limitò a negare, prima di tornare a bloccarla contro il muro facendo pressione sulle sue spalle, e quindi la baciò e la morse, abbandonandosi finalmente all’istinto di farle male e di punirla per tutto ciò che lei gli stava facendo passare, per tutto ciò che lei intendeva fare senza di lui. Non accennò a fermarsi neanche quando lo scontro delle loro labbra venne dominato dal sapore metallico del sangue.
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