Un po' limo, un po' GT
Che cosa ci fa un'automobile all’Eicma, il salone delle moto? Sulle prime, sembra l’imbucata alla festa. Ma col senno di poi, l’idea non è poi così balzana. Perché se l’intenzione era attirare gli sguardi, farsi notare, l’Archetype c’è riuscita benissimo. E lo dimostra il capannello di curiosi formatosi intorno allo stand quando Mike Robinson, colui che l’ha disegnata, l’ha prima svelata e presentata.
Incrocio di generi. Ma che cos’è l'Archetype? Lo stesso Robinson ci aiuta a scoprirlo: "Volevamo creare qualcosa di originale unendo due tipologie di auto agli antipodi, una GT e una limousine", spiega il designer. "Infatti, questo prototipo ha delle proporzioni piuttosto insolite: è lungo quasi 5,3 metri, ha un passo di 3,3 ma è alto solo 1,30". La silhouette sembra modellata in galleria del vento, il muso è cortissimo e la carrozzeria trasuda minimalismo. Al tempo stesso, nasconde alcune soluzioni interessanti: i tergicristalli, per esempio, sono custoditi in uno spoiler integrato nel cofano, che all’occorrenza si solleva facendoli fuoriuscire. Stesso discorso per i retrovisori (digitali), che si celano dietro una seconda apertura nella zona dello sportello di ricarica, all’altezza dei parafanghi. E le maniglie? Quelle, effettivamente, non ci sono: le porte (a libro) di Archetype si aprono con i comandi vocali. La mascherina è assente perché superflua, nell’ottica di un powertrain elettrico: l’aria utile a raffreddare le batterie entra tutta dal paraurti anteriore. Immancabili, per una showcar, i grandi cerchi da 21’", mentre il lunotto è sdoppiato, ispirato dalla Corvette anni 60: "Una soluzione che, personalmente, mi fa impazzire dal 1963", confessa Robinson.
Tra echi F.1 e spazi regali. Il contrasto tra il body kit total black e il candore degli interni, completamente bianchi, mette in risalto l’abitacolo: un vero e proprio salotto. Anche in questo caso, però, il concetto - non certo inedito - è interpretato con spunti creativi. Per esempio, gli schermi dell’infotainment, così come i due display agli estremi della plancia che riproducono le immagini degli specchietti digitali, fuoriescono solo se richiesto: altrimenti, restano "nascosti" per non inficiare il relax a bordo. Il volante (steer-by-wire) è rettangolare e integra uno schermo che fa le veci della strumentazione visualizzando il tachimetro, le grafiche della batteria, le spie luminose e le mappe del navigatore. I comandi sono disposti in verticale per essere raggiungibili con più facilità.
Niente motore: è una vetrina di idee. Archetype non è una concept marciante, ma è chiaramente pensata per ospitare un powertrain a batterie, come dimostra, tra l’altro, il suo pavimento piatto. La Honpe non ha perciò fornito alcun tipo di indicazione sulle possibili prestazioni o sullo schema propulsivo: "Tutto ciò che si vede qui è stato realizzato in soli 45 giorni", spiega ancora Robinson. "Io ho preparato i disegni in circa una settimana, il nostro managing director, Roman Goronok, li ha mandati in Cina (a Shenzhen, dove c'è il quartier generale di Honpe Technology, ndr) e dopo poco più di un mese è arrivato il prototipo fatto e finito". Questo aneddoto ci porta direttamente a spiegare cos’è e cosa fa la Honpe, azienda specializzata nella produzione di parti e modelli (sia prototipali che di serie) per diversi settori, tra cui l’automotive. Archetype rappresenta un ulteriore passo in avanti: un caso-studio che dimostra come l’azienda sia in grado di realizzare anche un’intera concept car in tempi ristretti. Questa "GT-limousine", dunque, servirà da vetrina per mettere in mostra il know-how dell’azienda: nei prossimi mesi l’auto verrà mostrata a diversi costruttori europei, ma frequenterà anche il primo showroom italiano della Honpe, che a breve verrà aperto a Medolla (Modena).
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