L' ABORTO IN GERMANIA

IL VOLTO tirato, gli occhi bassi, il passo lento di Rita Suessmuth nella notte di Bonn. E' il simbolo di una Germania che sta cambiando pelle e sentimenti, che arranca tra le difficoltà economiche dell' unificazione, ma che nei momenti difficili e dolorosi, quando la coscienza deve misurarsi solo con se stessa, ritrova il Kant del cielo stellato e della legge morale. Non è stata approvata l' altra sera dal Bundestag solo la legge di riforma dell' interruzione di gravidanza: quel voto ha consacrato, dopo uno dei più lunghi dibattiti nella storia parlamentare di questo Paese, anche il primato della ragione come sintesi di razionalità, emozioni, passioni, valori forti; il grande rispetto per le regole del gioco; il principio della libertà individuale quando la scelta non è politica ma etica; la profonda influenza che l' annessione della ex repubblica democratica sta esercitando ed eserciterà sulla nuova repubblica federale. Al termine della votazione che consentirà alle donne dal primo gennaio 1993 di interrompere la gravidanza, se ne ravvisano la necessità, senza dover sottostare al beneplacito di nessuno, non si distinguevano sui volti dei deputati inquadrati dalle telecamere né i segni della vittoria né i segni della sconfitta. Solo le parole consentivano di capire se l' uno o l' altro si era battuto contro o a favore dell' autodeterminazione. Non ci sono stati applausi né entusiasmi né giubilo quando la presidente della Camera, Rita Suessmuth, democristiana che ha votato contro le indicazioni del suo partito, ha annunciato il risultato del voto. "Cristo, non c' è nulla di cui gioire in una vicenda come questa!" ha detto Inge Wettig-Danielmeier (Spd) che più di altri poteva esser soddisfatta per aver visto prevalere il disegno di legge al quale in questi ultimi mesi aveva dedicato quasi tutto il suo tempo. Poi l' aula del Bundestag, dove più di 110 deputati avevano parlato per quasi 14 ore, senza lasciarsi influenzare dalle campane della Diocesi di Fulda, l' unica in tutta la Germania ad aver messo in atto questa forma di protesta, si è lentamente svuotata, ' ' sciogliendosi' ' come la tensione che l' aveva dominata per tutto il giorno. NON l' esigenza di demolire le convinzioni altrui, ma quella di far approvare le proprie è stato il filo conduttore di tutti gli interventi: non ci sono mai stati astio e rancore, insulti e ricatti. Le regole del gioco sono sempre state rispettate, tanto durante quanto dopo. I democristiani bavaresi, strenui e decisi sostenitori della punibilità dell' interruzione di gravidanza, hanno preso atto della volontà del Bundestag annunciando il ricorso alla Corte costituzionale. Ma nessuno, nemmeno i più ' ' fondamentalisti' ' , hanno cercato di trasformare una libera scelta di coscienza in una manovra politica. La Csu, se volesse, potrebbe far cadere domani mattina il governo. Come avrebbe potuto, con questa minaccia, ricattare il cancelliere Helmut Kohl, spingendolo a chiedere o a imporre la disciplina di partito. Fortunatamente, in vicende in cui ogni singolo deputato è alle prese con i suoi valori e i suoi principi morali e di fede, è cultura consolidata nel Paese e nei suoi rappresentanti, combattere a viso aperto, ricorrendo agli strumenti istituzionali, e non - surrettiziamente - a indebite pressioni politiche che con l' etica nulla hanno a che fare. Certo, sarebbe da sciocchi ritenere che quanto accaduto non peserà anche sull' alleanza di governo. Uno dei tre partiti, quello liberale, si è schierato pubblicamente contro le indicazioni degli altri due, la Csu e la Cdu. E 32 deputati di quest' ultima non se la sono sentita di avallare il principio che sia un medico o un giudice a decidere se una donna possa abortire. Ma questo risultato peserà perchè la coalizione è ' ' affaticata' ' per altre ragioni. E, forse, la principale di queste ragioni è che il cancelliere e le forze politiche che lo sorreggono non si sono ancora resi conto di quanto ' ' pesi' ' sul serio, sul piano sociale, del costume e dei modelli di vita, l' annessione della ex Germania dell' Est. La convinzione, ironicamente marxista, dell' Ovest, che l' economia può tutto, non sta solo subendo battute d' arresto sul piano della ristrutturazione produttiva, ma viene erosa - come dire? - dall' interno, quasi la ex Rdt fosse una specie di Alien che divora lo stomaco di chi lo ha mangiato. Dei 32 deputati democristiani che hanno votato a favore dell' aborto, ben 20 sono dell' Est: e sarebbero stati sufficienti per dare la maggioranza alla legge presentata dalla Spd e dalla Fdp. Sono l' espressione di una realtà sociale dove alle donne per 40 anni sono stati garantiti diritti, dal lavoro all' asilo nido all' assistenza sociale all' interruzione di gravidanza, che ora non esistono - in quella misura - letteralmente più. E sono anche l' espressione, e questa è la cosa fondamentale, di una cultura religiosa diversa. Nella vecchia repubblica federale, i cattolici erano la maggioranza; dopo l' unificazione, la maggioranza è passata alle fedi protestanti. Non è un caso che il presidente del Consiglio delle chiese evangeliche, Klaus Engelhardt, abbia ieri dichiarato che "la decisione del parlamento deve essere rispettata" e che il portavoce del vescovo evangelico di Sassonia abbia aggiunto che "è importante che la donna possa decidere autonomamente". LA LEGGE sull' interruzione di gravidanza è stata imposta alla Germania unita dalla ex Germania democratica. Non solo sul piano formale (in quanto una nuova regolamentazione era prevista dal Trattato tra i due Paesi), ma soprattutto sul piano sostanziale. La nuova normativa infatti è assai più vicina a quella vigente prima all' Est che non a quella ancora in vigore all' Ovest. C' è insomma, sul piano sociale, una nuova maggioranza nel Paese, ancora informe, ancora da delineare, ma sicuramente viva. E' non è certamente una coincidenza che Manfred Stolpe, l' unico uomo di chiesa a capo di un Land, sia stato il presidente della Comunità evangelica del Brandeburgo e ora militi nel partito socialdemocratico.

di FABIO BARBIERI