Hogwarts: Harry Potter Gioco di Ruolo

Where the dark things are, Privata - C. F.

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view post Posted on 25/9/2023, 14:23
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Osservando la sua bacchetta, Sugar pensò che fosse arrivato il momento di metterla finalmente a buon uso. Aveva atteso quel giorno troppo a lungo senza mai dimenticare come il moccioso Fedoryen avesse osato rivolgersi a lei, metterle le mani addosso e minacciarla. Gli aveva promesso vendetta non appena avesse compiuto diciassette anni, e quel momento era arrivato; non avrebbe fatto molta differenza per Caledon Fedoryen, che rimaneva una formica sotto al suo stivale a undici, diciassette o cinquant'anni. Era ora che se ne rendesse conto.
Raddrizzò appena il collo mentre veniva attraversato da una lieve scarica di brividi. Il suo corpo sentiva la spinta di quella vendetta quanto la sua mente.
Con la giornata libera, Sugar si era svegliata presto, aveva consumato una colazione a base di waffles, sciroppo d'acero, panna montata e caffé latte, aveva di nuovo preso a calci la porta di Morgenthal e si era dedicata a sé stessa. Dopo una maschera al cetriolo spalmata in faccia, aveva seguito la cura dei suoi capelli, compiacendosi poi della propria immagine allo specchio. Quella fase della preparazione mattutina le richiedeva sempre più tempo del necessario, ma lei adorava prendersi cura delle ciocche arricciandole e dispiegandole. Intendeva apparire al meglio per quando avrebbe sottomesso Fedoryen di lì a poco, e magari avrebbe immortalato il momento con qualche foto. Aveva poi seguito la fase del trucco e il vestito verde acceso, lungo fino alle ginocchia, in tinta con il cappello da strega e gli stivaletti. Dopo essersi soffermata a lungo anche davanti allo specchio all'ingresso di casa, Sugar aveva preso il via per Diagon Alley, sostando da Ollivander senza indugiare. Come al solito, oltrepassò la soglia della bottega come se le appartenesse e lei fosse l'unica cliente sulla faccia della terra che meritasse le attenzioni dello staff. Solo di uno di loro, in quell'occasione. Impassibile e con le labbra assottigliate, Sugar cercò la figura di Caledon all'interno del negozio, mentre ancora ribolliva al pensiero di come le avesse sottratto il suo prezioso orecchino; il collo si ricoprì ancora di brividi al ricordo di come lui avesse osato toccarla.
Disgusto.
Lo aveva guidato dove aveva voluto sulla Torre dell'Orologio, al solo scopo di sottrargli la lettera. Non era stato nulla di piacevole, e lei aveva agito unicamente per ottenere quello che aveva voluto. La sua mente era stata focalizzata solo sul suo obbiettivo, senza perdersi nei suoi tocchi o sulla consistenza delle sue labbra, senza mai dimenticare il torto subito e la vendetta da presentargli. I brividi si sparsero dal collo alle sue braccia al di sotto delle maniche, come rugiada sulla ragnatela. Sugar portò la mano alla bacchetta sulla cinta, le dita pronte intorno all'impugnatura, l'espressione di pietra e gli occhi acquamarina che brillavano; non ci sarebbe stato spazio per alcun dubbio sul motivo per cui si fosse recata lì. Sapeva che non ci sarebbe stato nessun altro nella bottega quel giorno, ed era pronta a saldare il debito senza curarsi di distruggere la bottega di sua madre nel mentre. Tutti i Fedoryen erano criminali.

- Fedoryen. - lo chiamò da dietro al bancone, la voce ferma. - Abbiamo un conto in sospeso. -

Si sarebbe goduta il ricordo di quel momento per il resto della sua vita.
 
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view post Posted on 1/10/2023, 20:48
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Non era la migliore delle giornate da Ollivander. Caledon Fedoryen era di cattivo umore perché la bottega aveva un nuovo Apprendista che non era lui. Era seccato da tutte le bacchette magiche che continuava a vendere è mai a fabbricare, così da quel sabato mattina aveva offerto di proposito delle bacchette sbagliate per gli undicenni che avevano raggiunto Ollivander. Si era sentito più a suo agio nel caos che aveva contribuito a creare grazie alle bacchette che il più delle volte avevano risposto in modo spropositato alle stoccate incerte dei ragazzini. Non si era disturbato di sistemare più di tanto: voleva che la voce dello stato della bottega raggiungesse sua madre e che fosse lei a occuparsi di sistemare in seguito.
Quando fu Sugar Mandylion a varcare la soglia della bottega, Caledon seppe immediatamente che la sua giornata di lavoro avrebbe avuto una svolta. In positivo o in negativo non era poi così rilevante, né così definibile, quando c’era la strega di mezzo. Sugar Mandylion portava con sè rabbia, caos, determinazione, minacce, umiliazione persino, se pensava al loro ultimo incontro, ma mai noia. Mai. E quella certezza lo elettrizzava.

– Mandylion.

Rispose a sua volta, squadrando la strega in verde da capo a piedi. Il volto si contrasse leggermente mentre il desiderio tornava ad affacciarsi nella sua mente, insieme a una tenue sorpresa per quell’incontro non previsto. Lei lo informava del conto in sospeso e lui concordò in silenzio: non sapeva a cosa di preciso facesse riferimento Sugar è una parte di lui la temeva, ma Caledon non aveva dimenticato come lei si era sottratta dal suo tocco alla Torre dell’Orologio. Era quello il loro conto in sospeso, per Caledon. E non gli interessava nemmeno che lei lo avesse preso in giro e fosse convinta di aver vinto quella battaglia. Comunque stessero le cose, ora Caledon avrebbe potuto tracciare il profilo della coscia nuda di Sugar Mandylion ad occhi chiusi e avrebbe potuto descriverne il sapore misto al carattere ferroso del sangue, e lui non avrebbe potuto mai leggere quei dati come una sconfitta.

– In missione per far lucidare la bacchetta della mamma Comandante?

La provocò, faticando a trattenere un sorrisetto arrogante sul volto. Quindi si sporse oltre il bancone come per afferrarle la bacchetta che aveva individuato alla cinta di lei, invece l’ancorò forte per la vita e la tirò dalla cinta per addossarla al bancone che li divideva, farle perdere l’equilibrio e avvicinarla a sé per costringerla a saldare il loro conto in sospeso.
 
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view post Posted on 5/10/2023, 18:18
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Sugar strinse appena le labbra sottili, presa in contropiede per qualche istante. Non aveva incrociato la figura del Corvonero da qualche tempo, e ora si rendeva conto di ricordarlo più giovane e più infantile. L'ex Serpeverde alzò il mento per mascherare la sorpresa nel vederlo diverso, più alto e piazzato. Anche la sua voce era differente, profonda e maschile, che la colpiva come quella di uno sconosciuto seppur con venature familiari. Gli occhi di Sugar si posarono per una frazione di secondo sulle braccia di Caledon prima che lei potesse frenarsi, ma allontanò immediatamente quel pensiero. Era irrilevante, e non ci avrebbe dato più peso del dovuto. Non era lì per questo. La irritava vedere che Caledon non aveva paura, e se lei si fosse persa in quelle osservazioni, gli avrebbe dato ogni ragione per non averne. Sugar si era presentata con quell'esatto scopo stringendosi l'impugnatura della bacchetta; era pronta a sfoderarla e a puntarla contro il Corvonero, ripagandolo per tutte quelle volte che aveva osato toccarla senza permesso e preavviso. Sugar voleva il suo terrore, la sua sottomissione, la sua punizione, il proprio trionfo riflesso in quegli occhi troppo grandi e troppo blu, troppo arroganti e pronti a sfidarla; vederlo più... elettrizzato che altro la infastidiva profondamente. L'urgenza di attaccarlo si faceva impellente e rischiava di annebbiare i valori che la rendevano un'Auror. L'orecchio da cui lui le aveva strappato l'accessorio pulsò come se Caledon lo avesse appena fatto, e quelle fitte invocarono vendetta. Nessuno poteva osare quello che lui aveva osato e passarla liscia.
Caledon la trasse verso di lui senza troppi complimenti, come avrebbe fatto con un oggetto che gli apparteneva. Sugar sapeva che lui avrebbe tentato qualcosa del genere, ma non tanto presto e non con il bancone in mezzo. Per un folle momento, si chiese come avesse potuto formulare quel pensiero, ma poi si sbilanciò e fu costretta a reggarsi con il braccio destro alla superficie del bancone. Furibonda, Sugar scattò con la mano sul polso di Caledon e lo strinse con forza; lo fissò con superiorità e non scostò le dita, né si mosse di un centimetro. Il movimento aveva portato i loro visi troppo vicini.
Di nuovo.

- Ti avevo promesso che ci saremmo rivisti quando fossi diventato maggiorenne per prenderti a calci. - sibilò. - Ora sei maggiorenne. Impugna la bacchetta e affrontami a duello, stronzo. -

Ostentava l'espressione di superiorità, ma gli occhi acquamarina venenro attirati per un secondo di troppo dalle labbra di lui, e la vista evocò i ricordi della fredda parete della Torre dell'Orologio alle sue spalle, mentre il desiderio di Caledon si faceva sentire contro il suo corpo. Cocciuta, Sugar riportò le iridi in alto, detestando ogni centimetro del Corvonero. La mano destra strisciò dal bancone alla bacchetta alla cinta, e di lì a pochi istanti un raggio di luce colpì uno degli scaffali alle spalle di Caledon. Svariate bacchette caddero e si aprirono sul pavimento, rotolando in modo caotico sulle assi di legno. Ancora bloccata nella stessa posizione, Sugar alzò l'angolo della bocca in un sorriso di scherno all'idea di Caledon costretto a raccogliere e a ripulire come un elfo domestico.

- Oh, no. Ops. - lo canzonò in un bisbiglio - Ma tanto non le fai tu, no? Sei solo uno sguattero. Non l'Apprendista e non il fabbricante. -

La mano di Sugar rimaneva ancorata al polso di Caledon.
 
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view post Posted on 6/10/2023, 10:26
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Naturalmente, Sugar Mandylion ci mise davvero poco a portare con sé anche il solito subbuglio che si trascinava dietro al suo passaggio. La bottega più prestigiosa di Diagon Alley non faceva eccezione e venne pervasa da un trambusto fisico, a cui lui si aggrappava per spiegare quello che sentiva nel petto, nella mente e in ogni centimetro del suo corpo ogni volta che strega era nei paraggi. Lui aveva fatto del caos e del fuoco la sua dimora, ma quello che accadeva con Sugar era diverso: non si trattava di trambusto casuale, bensì Caledon aveva l’impressione che Mandylion, con il suo atteggiamento deciso, sprezzante ed eclatante, riuscisse a piegare ogni ambiente a suo piacimento. Nelle deflagrazioni che puntualmente Sugar causava, c’era un ordine di referenza di ogni cosa che si rifaceva a lei. Persino il regno di Caledon in quel momento sembrava essersi piegato a Sugar Mandylion. Non era un caos che partiva da lui, perché anche lui per primo, pur senza rendersene davvero conto, si ritrovava a adattarsi a quello che Sugar creava, all’apparente disordine di cui tuttavia lei restava il nord assoluto. Non sembrava esserci altro modo per avvicinarsi alla strega se non immergendosi in quello spazio di cui Mandylion tracciava le inospitali coordinate.
Ma Caledon Fedoryen non aveva paura di stare scomodo e di forzare quei confini fino a farli propri, ancora e ancora. Lo aveva fatto alla Torre dell’Orologio e lo avrebbe fatto a maggior ragione lì, perché quello era il suo territorio e lo mandava in bestia come Sugar Mandylion stesse facendo suo anche quel posto.

– Che cazzo!

Ruggì mentre le bacchette alle sue spalle cadevano, colpite dalla magia di Sugar, e le dita della sua mano si serravano in un pugno rabbioso appena più giù del punto in cui la presa della donna bruciava il suo polso, sempre una sua magia, ma di tipo diverso. Un tipo che lui, con la rabbia che si faceva spazio dentro di lui, in quel momento non tollerava. Scosse quindi il braccio con violenza per farle mollare la presa e subito dopo rispose alla sua provocazione, puntandole contro la bacchetta. Non era mai stata una persona riflessiva, non pensava di star facendo esattamente quello che lei volesse e che, in fondo, gli aveva chiesto. Non si accorse nemmeno di essere diventato parte di quell’ambiente che appunto si piegava a lei. Non riusciva a pensare a nulla quando davanti aveva Sugar Mandylion, perché ogni parte del suo corpo era occupata a sentire la rabbia, la frustrazione, l’umiliazione, il desiderio. Tutto, troppo.
Il volto era contorto in quello sforzo in cui detestava sentire di non avere totalmente il controllo e mise a fuoco la figura di lei. Non desiderava distruggerla, quello sarebbe stato un torto a sé stesso e al pianeta, perché tutto sarebbe stato più noioso senza la forza gravitazionale di Sugar Mandylion. Invece, desiderava torturarla, farle male, piegarla, sentirla implorare, sfinirla, farla propria. Lo immaginò con la bacchetta ancora sfoderata contro di lei e i suoi occhi chiari si fecero oscuri per il dilatarsi eccitato delle pupille. Bramava vedere la paura negli occhi di lei, o almeno lo sgomento che corrompeva l’acquamarina alla minaccia di lui, con la bacchetta sfoderata. Doveva saperlo anche lei che lui non fosse più un ragazzino.
Si trovò a dover deglutire per l’aumento di salivazione, pensando che avrebbe potuto fare meno del cibo, ma non di quello. Allora saltò sul bancone, lo superò e poi superò anche lei, dirigendosi invece con passo rapido e nervoso verso l’ingresso della bottega. Ovviamente non si stava sottraendo alla provocazione di lei, al contrario: voleva riprendere il controllo del suo territorio ed eliminare ogni possibilità di fuga a entrambi. Girò il cartello, che a loro avrebbe mostrato ora la parola “APERTO”, ma che all’esterno avrebbe comunicato esattamente l’opposto. Poi girò la chiave nella serratura, chiudendo meccanicamente la porta. Quindi tornò a voltarsi verso di lei.

– Sei odiosa. – ringhiò a denti stretti. – Pensi di essere in vantaggio…

Prese ad avanzare verso di lei, fino a quando non le fu a un centimetro dal viso. La superava in altezza e nella massa. Non sarebbe stato difficile spingerla ancora verso il bancone alle spalle di lei, e così fece, andando a soffocarla con il proprio corpo con una pressione tale da costringerla a inclinare la schiena sul bancone.

– Ma sei tu l’Auror che deve rispettare la legge. Non io.

Lo sancì a un centimetro dal volto di lei con lo sguardo dall’alto e il mento che le sfiorava il naso, mentre la smorfia di un sorriso si palesava sul suo volto e la bacchetta, che lui non aveva mai riposto, ora le veniva puntata alla gola.
Sapeva che Sugar, in quanto Auror, fosse più abile di lui nei duelli. Ma Mandylion forse aveva mancato di considerare che lei, con la sua pubblica persona, il cognome pesante e l’impiego da pubblica ufficiale, era costretta a qualcosa che a lui mancava: dei limiti.

– Questo è il mio conto in sospeso.

Proferì tra i denti, poi spinse la bacchetta verso l’alto, affinché la punta del catalizzatore facesse pressione sul collo di lei, come a volerle penetrare la pelle. E infine gravò su di lei dall’alto e premette con forza le labbra sulle sue. Contro le sue.
 
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view post Posted on 6/10/2023, 14:11
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You and I are made of fire.

Caledon si voltò su di lei e le puntò la bacchetta contro. Sugar sorrise apertamente; alzò il mento offrendogli il proprio petto e sfidandolo apertamente a lanciare una fattura qualunque. Il tempo tra loro si allungò in quella che fu una battaglia di sguardi e fantasie, invece che un duello di Incantesimi. Le iridi di Sugar si muovevano per contemplare il corpo di Caledon alla ricerca di punti deboli, parti dove colpirlo, morderlo, dove la luce dei suoi attacchi poteva investirlo e riflettersi sulla pelle con la stessa furia con cui Sugar li aveva scagliati. Era pronta.
In una mossa improvvisa, Caledon scavalcò il bancone per dirigersi alla porta, girare il cartello per i clienti e chiuderla a chiave. Sugar si umettò le labbra, gli occhi fissi su di lui mentre un vuoto allo stomaco la travolgeva vedendolo ripercorrere i suoi passi contro di lei, sentendolo parlarle in quel modo. Essere un Auror era ciò che più di ogni altra cosa la riempiva d'orgoglio, ma in quel momento non le importava mettere a repentaglio il suo lavoro per attaccare Caledon. Quel ragazzino (no, non un ragazzino, non più; era più alto di lei ora, Sugar si rese conto di aver piegato il collo all'indietro per fissarlo) doveva essere rimesso al suo posto e ripagarla di tutte quelle volte in cui aveva osato troppo. Un Fedoryen che toccava una Mandylion? No, non poteva esistere. Sugar non si mosse di un centimetro, appellandosi a tutto il suo odio; come osava rinchiuderla in quella bottega senza il suo consenso? Come se lei lo volesse e fosse venuta lì per quello. Come osava interrompere quel duello prima ancora che fosse cominciato? Come osava avvicinarsi in quel modo e incendiare il suo corpo senza nemmeno toccarla? Sugar si ritrovò la sua bacchetta alla gola; una parola del Corvonero e lei si sarebbe risvegliata al San Mungo. Furiosa, Sugar ricambiò la minaccia premendo la punta della sua bacchetta contro il fianco di Caledon più in basso.

- Io sono in vantaggio. - gli ringhiò contro. - Sono sempre in vantaggio. -

Il bancone la bloccava sul posto e il corpo di Caledon le premeva contro, ma Sugar non aveva paura. Rifiutava di riconoscere la minaccia che la bacchetta in ebano rappresentava contro la sua gola e rifiutava di abbassare lo sguardo. Invece, lo teneva in quello blu di Caledon; sentiva il suo respiro sul collo alimentare quegli stessi brividi che l'avevano assalita nel momento in cui aveva varcato la soglia di Ollivander. Era così vicino, ora, che sarebbe stato inutile raccontarsi fossero brividi di disgusto. Poi lui la baciò, e Sugar se ne dimenticò. La bacchetta premeva contro la sua pelle mentre il sapore di Caledon le invadeva la bocca, e il corpo di Sugar era in fiamme. Con gli occhi chiusi, l'ex Serpeverde si spinse contro il Corvonero con veemenza, senza smettere di ricambiare la minaccia del catalizzatore sul suo fianco. Lo ritrovò come se non fosse passato che un giorno dalla Torre dell'Orologio, o forse non si erano mai separati. Forse erano ancora su quel balcone a toccarsi per la prima volta e a scoprire che non volevano fermarsi. Forse si stavano minacciando a vicenda per impedirsi di lasciar andare.

-... che cosa credi di fare... -

Le sue proteste furono seguite dallo strappo del tessuto della maglia di Caledon. Le dita di Sugar lo separarono con forza fino a quando il petto di lui non fu esposto all'aria della bottega, sotto i suoi occhi. Incurante della bacchetta alla sua gola, Sugar si rese conto che il suo catalizzatore rischiava di scivolarle dalla presa. Non se ne sarebbe accorta se i suoi occhi non fossero stati rivolti in basso. Il torace di Caledon attirò il suo sguardo, e Sugar rischiò di dimenticarsi di nuovo della sua bacchetta; con rabbia, strinse le dita intorno ai lembi strappati della sua camicia. Aveva visto uomini più muscolosi e allenati di lui, ma si rese conto che Caledon era ben piazzato per natura. Con le labbra ancora dischiuse, Sugar lo guardò in volto, i loro nasi che si toccavano, prima di spostare le dita della mano destra sulla pelle nuda di lui; non percepì alcuna differenza nella sua temperatura; bruciava quanto lei. Spinse quello che rimaneva della maglia oltre le sue spalle, e lo toccò lungo quelle braccia che avevano attirato i suoi occhi solo poco prima, e che continuavano ad attirarli.

- Ti detesto. - soffiò. - Ti odio, Fedoryen. -

Lo baciò, spingendosi con arroganza contro di lui per distogliersi un secondo dopo. Gli puntò la bacchetta contro e Caledon fu sollevato e sbattuto al di sopra del bancone; Sugar gli lanciò una nuova occhiata di superiorità e balzò su di lui, le gambe aperte a lato dei suoi fianchi, reclamando di nuovo le sue labbra mentre lo costringeva sulla schiena dove lui vendeva le sue stupide bacchette.

We have always been meant to burn together.

 
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view post Posted on 12/10/2023, 22:09
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Quello era un gioco che lui faticava a vincere, perché Sugar aveva già dimostrato di essere in grado di sottrarsi in qualsiasi momento, mentre lui… lui l’avrebbe tenuta con sé fino a bruciare, fino a quando lui non si fosse ustionato e lei distrutta in cenere. Era quel suo desiderio di lussuria e distruzione che dava a lei un vero vantaggio, questo Caledon lo aveva capito anche prima di ritrovarsi sotto di lei sul bancone della bottega. Lo aveva capito alla Torre dell’Orologio, quando lei aveva raccolto la lettera da terra. Caledon, naturalmente, non si intendeva castare alcuna scintilla di resa dalla sua bacchetta, ma era stato allora che aveva deciso, di fronte alle battaglie perse con Sugar Mandylion, che lui si sarebbe comunque preso tutto, trasfigurando quel gioco di potere in un gioco di possesso, in cui la silhouette definita di lei si confondeva con quella più corpulenta di lui.
Odiava essere sotto di lei, con Sugar al controllo. Lo detestava e lo mandava in bestia ma, mentre lei lo spingeva verso il basso per far aderire la sua schiena alla superficie del bancone, Caledon Fedoryen realizzò che avrebbe odiato di più passare ancora un secondo lontano da quel corpo.
Gettò a terra il capello di lei e subito le dita si insediarono tra i capelli ondulati di lei per tirarla giù con sé, incurante di farle male o, più francamente, desideroso di fargliene. Vorace, azzerò immediatamente la distanza tra i loro volti e si fiondò sulle sue labbra, le morse e le succhiò, per poi allungarsi per assaporare ogni parte di lei che gli fosse raggiungibile. Il suo collo, il lobo scoperto grazie alla mano di lui che ancora le teneva stretti i capelli. La mano libera, invece, si infilò rapidamente sotto il vestito di lei. Altrettanto bramose, le sue dita si mossero sul suo sedere e poi sulla coscia di lei, mentre lui faceva pressione con gli addominali per sollevarsi un po’ da quella posizione e per riuscire a raggiungere altri centimetri della sua pelle chiara. Le respirò profondamente addosso, con il petto nudo che si alzava e si abbassava come per una fatica che per lui era invece un’eccitazione che stava faticando a trattenere. Portò allora entrambe le mani sotto al vestito di lei. Le ancorò alla sua vita e strinse i polpastrelli più del dovuto, non solo perché non voleva darle modo di sollevarsi dal suo bacino e, quindi, per scongiurare una sua fuga, ma anche perché intendeva lasciare su di lei i segni del suo passaggio, che lei stessa avrebbe potuto notare in un secondo momento. Delle innegabili chiazze violacee, prove forensi che lei, seppur per troppo poco, era stata sua. L’avrebbe quindi tenuta lì, continuando a spingerla con forza verso il basso contro il proprio ventre bollente, e l’avrebbe baciata ancora e ancora non con l’intenzione di spegnersi, bensì di avvolgere entrambi in fuoco ancora più indomabile.
 
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view post Posted on 13/10/2023, 12:57
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A pochi millimetri dalle sue labbra, Sugar morse le proprie quando Caledon la strinse, possessivo. Le sue dita sui glutei le spedirono nuovi brividi bollenti all'altezza dell'inguine; ricambiò la stretta tra i suoi capelli mentre la consistenza della sua bocca diventava inconfondibile ogni secondo che passava. Caledon si sporse verso di lei e Sugar lo accolse, spingendosi su di lui e avvolgendogli le spalle con un braccio mentre con l'altro si reggeva in equilibrio sul bancone e su di lui. Lo toccò al di sotto di quello che rimaneva della sua camicia cercando il calore della sua pelle e la consistenza di quei muscoli che avevano attirato il suo sguardo da principio. Avrebbe potuto facilmente sollevarla, tenerla ferma, sopraffarla, prendere da lei quello che voleva... il pensiero la infuriava e la incendiava al contempo.
Come tutto di lui.
Si morse le labbra per trattenere il gemito di desiderio quando la bocca di Caledon fu sul suo orecchio. Il suo collo si ricoprì rapidamente di brividi e lei strinse con forza il bordo del bancone come se si fosse fatto difficile rimanere in equilibrio. Il lamento si fece di sorpresa e di dolore quando Caledon la strinse troppo. In risposta, affondò le unghie della mano destra sul suo petto per lasciargli dei graffi rossi e ricambiare la firma viola che lui le stava imprimendo sui fianchi. Le sue mani andarono quindi ad alzarsi la gonna del vestito fino a quando le sue cosce non furono libere, e subito dopo presero a trafficare con i pantaloni di lui per aprirli e abbassarli. Gli occhi di Sugar si posarono sul volto di Caledon per catturare la sua espressione e fissarsela nella memoria. Non si tornava indietro da quel punto, e in quel momento non le interessava nemmeno.

//continua qui.
 
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view post Posted on 16/10/2023, 14:39
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[Continua da qui.]

Questo non è mai successo. Se provi a dirlo in giro, ti affatturo.


Prima ancora che Caledon fosse in grado di realizzare come i confini del proprio corpo fossero tornati gli stessi antecedenti a quell’incontro, Sugar Mandylion era tornata a sputargli addosso il suo veleno. Caledon sbuffò in risposta e grugnì contrariato, mentre la stessa rabbia tornava a impadronirsi anche di lui. Si sistemò i pantaloni, poi scattò di nuovo vicino a Sugar e le strinse forte il mento tra le dita, con tanta energia da deformarle il viso quasi regale. Premette con rabbia un bacio sulle labbra costrette dalla sua presa e poi la spinse indietro e lui, a sua volta, fece un passo indietro come se improvvisamente, dopo tutto ciò che era appena accaduto, fosse diventato necessario mettere tra di loro più distanza possibile, come se entrambi temessero l’avvenire di qualcosa di distruttivo della stessa intensità con la quale i due si erano posseduti fino a poco prima.

– Hai fatto un casino.

Ignorò volutamente la minaccia di lei per non permetterle di scavare in profondità in lui. Invece, ora che anche lui stava cercando di sistemare la zona che era diventata il loro personale campo per Duelli, volle umiliarla riprendendola su come lei, scossa dal piacere, aveva ridotto quella zona della bottega: quasi l’intero contenuto del bancone di Ollivander si trovava sul pavimento. Caledon raccolse da terra una lampada e almeno cinque accessori esposti, poi anche l’intimo di lei e se lo infilò in tasca senza farsi vedere. Sollevò anche il cappello a punta di lei e le si avvicinò, guardandola negli occhi con un’espressione dura. Lui era ancora a petto nudo, con la camicia che lei gli aveva strappato, mentre lei si era ricomposta più velocemente ed era evidente che volesse guadagnare la fuga al più presto. Non aveva idea di quanto tempo fosse passato da quando Caledon aveva chiuso la porta della bottega, ma qualcuno avrebbe potuto insospettirsi e avvicinarsi alla vetrata, se non l’aveva già fatto quando loro erano però troppo impegnati per accorgersene.

– Voglio rivederti.

Asserì duro, contraddicendola apertamente dopo averla ignorata, mentre le porgeva il suo cappello verde. Non attese una risposta perché la temeva e temeva ancora di più la sua reazione di fronte a una risposta che non gli fosse piaciuta. Invece, recuperò velocemente una camicia pulita da dietro al bancone, la indossò e superò Sugar per raggiungere la porta della bottega, sistemare il cartello e tenerla aperta per lei.
Visto che non si sentiva davvero pronto a lasciarla andare via, aveva deciso di prenderne il controllo e di essere lui ad attendere che lei se ne andasse da Ollivander. In attesa sulla porta che Caledon stava tenendo aperta per Sugar, il mago pensò silenziosamente che, comunque la vedesse lei, una macchia violacea era già apparsa e ben visibile all’altezza dell’elegante clavicola di lei come testimonianza di ciò che era accaduto e che sarebbe accaduto ancora.
 
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view post Posted on 16/10/2023, 16:02
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Sugar lo fissò negli occhi senza sottrarsi alla sua presa. Lasciò che fosse la superiorità del suo sguardo a perforarlo, quando in realtà stava lottando contro sè stessa dal momento in cui le dita di Caledon (quelle dita) l'avevano toccata di nuovo. Rimase immobile al suo bacio, non perché non lo stesse ricambiando o perché non riuscisse ad arretrare, ma perché il suo corpo voleva spingersi in avanti nel momento in cui il calore di Caledon l'aveva investita di nuovo. Riuscì solo a pietrificarsi e a pregare di trasmettergli gelo e distacco, quando dentro di lei infuriava l'opposto.
Caledon indietreggiò, le porse il cappello e disse di volerla rivedere. Incredula, Sugar portò di nuovo lo sguardo su di lui per verificare che stesse scherzando, specie dopo quanto gli aveva appena detto. Pensava davvero che tra loro potesse esserci... cosa? Ma lo sguardo di lui era serio. Era deciso, aveva creduto a ogni parola che si erano detti poco prima. I suoi occhi blu erano intensi, puntati su di lei e attiravano i suoi come calamite.
Sugar gli strappò il cappello dalle dita (quelle dita) e se lo rimise alla meglio tra i capelli gonfi e disordinati. Lui ebbe il buonsenso di tenerle la porta aperta per farla uscire e Sugar gli lanciò un'ultima occhiata d'odio.

- Non succederà. Mettitelo in testa. -

Ebbe la terribile sensazione che quello che si era consumata fosse appena stata la prima volta di Caledon. Se così fosse stato, allora era solo questione di tempo prima che quell'attrazione e quella voglia di rivederla in lui svanissero. Rifiutandosi di credere di essere stata la sua prima donna, Sugar si concentrò come al solito su sè stessa. Lo fissò con distacco e freddezza, decisa di riprendere il controllo della sua mente e, sopratutto, del suo corpo.

- Non sono tua. Non sarò mai tua. - disse piano. - Non accadrà mai più. -

Superò la soglia di Ollivander, sentendo i piedi pesanti ogni passo che la portava sempre più lontana dalla bottega. Si coprì casualmente il segno violaceo con una mano per impedire a chi incrociava di guardarlo, e le dita lo sfiorarono in una carezza impercettibile. La sua mente era focalizzata su un'unica necessità: non voltarti, non voltarti, non voltarti. Sapeva bene cosa sarebbe successo se lo avesse fatto, e non poteva permetterselo. Non con lui. Lui non era nessuno, solo uno psicopatico con problemi di rabbia che probabilmente sarebbe finito rinchiuso al San Mungo o ad Azkaban, e lei era Sugar Mandylion. non voltarti, non voltarti, non voltarti. Aveva dimenticato il suo intimo da Ollivander e sapeva che lui lo avrebbe tenuto come un trofeo.
Dimenticato...
Le dita di Sugar premettero sul livido viola; il dolore fu lo stesso di quando lui l'aveva afferrata troppo forte ai fianchi. L'angolo della bocca le si alzò appena.
Non si voltò.
 
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