Hogwarts: Harry Potter Gioco di Ruolo

Puzzle Pieces – I, Mini-Quest #49 – Morgana Celebrian e Sheldon Campbell

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view post Posted on 22/4/2023, 01:24
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Si rese conto che qualcosa non andava sin dal primo momento in cui pensò di mettere le mani sulla cornice che ospitava sir Eluard Turquoise: bastò riferirgli delle proprie intenzioni affinché il quadro incantato si svegliasse definitivamente, inondandoli alla stregua di un fiume fangoso di detriti in piena. Solo che i detriti erano gli insulti di sapore settecentesco, il fiume una sequela di urla senza sosta e la piena il volto torvo e incattivito dello storico proprietario di Scribbulus.
Si è mangiato un dizionario di insulti mortificanti e desueti.
Gli venne da pensare, ironicamente, mentre si allontanava dalla cornice, rinunciando senza alcun indugio a toccarla.
«Chiedo perdono per la mia tracotanza nei vostri confronti, sir Turquoise: il mio gesto non voleva mancarvi di rispetto ma anzi elevare a un maggior rango la vostra cornice, adagiandola in una porzione di muro più confacente. Ma non contraddirò il vostro genio».
Ingoiò il rospo avvelenato, scoccando un’occhiata alla propria compagna di sventure e insulti. Siccome il loro obiettivo era scoprire il segreto, anche a costo di sembrare dalla parte del torto preferiva cercare di mettere le pezze ai buchi dell’orgoglio ferito del prepotente e presunto inventore del turchese della facciata di Scribbulus – chissà se quel mistero sull’attribuzione della facciata sarebbe stato disvelato in futuro. A proposito di misteri da scoprire, la loro strategia era fallita… o forse no.
Si avvicinò a Morgana.
«Secondo me ha letto uno dei numeri di Martin Miggs, i fumetti del Babbano Matto: suo zio lo insulta nello stesso identico modo. Cerchiamo di mantenere la calma e farlo felice».
Esordì, tenendo basso il tono di voce per non farsi sentire dal quadro, così da non indispettirlo ulteriormente. Se fosse stato possibile, avrebbe aggiunto qualora si fosse trattato di un mago con tutte le rotelle a posto, ma non era il caso di sir Eluard Turquoise: piuttosto, pareva che i tentacoli dei tranelli del diavolo che coltivava in vita gli avessero inceppato qualcosa.
«Comunque, questo spettacolo da beceri troll di fiume non è del tutto inutile e conferma le nostre supposizioni: il quadro cela l’ingresso a un mistero. Per come ha parlato, a una stanza segreta. Vuoi vedere che è un vecchio magazzino nascosto, magari lo spazio aggiuntivo che servirebbe a Eleanor?».
Le comunicò le proprie deduzioni. Delle quattro ipotesi che aveva precedentemente formulato, potevano serenamente e definitivamente scartare la terza e la quarta (che riguardavano un indizio celato rispettivamente o sul retro della tela o sullo sfondo del quadro). Quale delle prime due ipotesi era, invece? Poteva darsi che il quadro in sé fosse una porta d’accesso o che coprisse un altro meccanismo d’accesso. Ma aveva poca importanza intuirlo prima: poco avrebbe cambiato, visto che a ogni modo dovevano dimostrarsi agli occhi di sir Eluard Turquoise meritevoli di passargli oltre.
Scambiò un’occhiata d’intesa con Morgana: ciascuno di loro aveva una rosa di cinque sfumature da elencare e non dovevano darla facilmente vinta a quel mago. Finito che ebbe di parlare con l’altra pisquana e rodomonte, indossò un sorriso cortese, con il quale si avvicinò al cospetto del mago e diede fondo alla cultura cromatica che si era fatto tra un bacio e l’altro con Eleanor.
«Ordunque, sir Eluard Turquoise, vorrei portare alla mercede della vostra superiore conoscenza in materia di sfumature, tonalità e colori la mia, inevitabilmente più ridotta e avida di sapere – non posso certo competere con voi, signore, ma spero venga riconosciuto in me genuino interesse in materia di cromie turchesi», iniziò, giusto per tenerselo buono, utilizzando appositamente un linguaggio forbito e ossequioso. «Però posso avvertire che il meraviglioso turchese della facciata del vostro negozio, superiore in meraviglia rispetto al brillante turchese di una ben cotta Soluzione Scintillante, contenga le note delicate del turchese pastello, nonché quelle più rabbuiate del blu turchese che ben si sposano a quelle più divergenti del turchese menta, fino alle più mansuete tonalità di turchese occhio-di-augurey e alle più squillanti sfumature di turchese occamy».
Ma, nel profondo, avrebbe voluto utilizzare quella stessa raffinata proprietà di linguaggio per insultarlo di rimando, ma non lo fece né lo avrebbe fatto se avesse potuto, perché era un mago educato, flemmatico, rispettoso e paziente, lui – si stava proprio allenando a diventare un giorno non molto lontano Dirigente di Hogwarts, sia nella capacità di sopportare con flemma ogni problema sia nel dovere di farcire con sapienti scelte di linguaggio le comunicazioni collettive. Invero, però, un paio di insulti gli balenarono in mente, che tuttavia mai avrebbero preso forma. Una piccola parte di sé pensò che sarebbe stato proprio soddisfacente rinfacciare a quel tapiro tetragodale, che si arrogava con maleducazione crassa da leguleio quella disgustosa ostentazione di cromatica sicumera, di essere un esecrabile anagarione d’un ciurmadore. Tzè, villano!
 
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view post Posted on 24/4/2023, 23:13
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C'era stato un momento, tra la fine delle urla di Turquoise e l'istante in cui Sheldon le si era riavvicinato, in cui tra le tempie di Morgana era ripartito il fastidiosissimo concerto che aveva intrattenuto la coppia fin quando il fischio non s'era rivelato essere un ronfo; lo aveva fatto in maniera più prepotente, come l'esplosione di chissà quale neurone – mancante – nel cervello dell'ex-proprietario della cartoleria magica. In quello stesso frangente la scozzese s'era immaginata per l'ennesima volta nell'atto di estrarre la bacchetta e puntargliela contro per fargli vedere di cos'era capace quell'infingarda, stolta troll quando qualcuno, vivo o morto che fosse, osava parlarle in quel modo. Un istante durante il quale aveva creduto che qualunque cosa si nascondesse dietro quella cornice non valesse l'esaurimento nervoso, in cui era stata sul punto di mandare al diavolo addirittura Eleanor e ammettere a se stessa di non avere abbastanza autocontrollo per una cosa del genere. Non quanto l'occasione ne richiedeva, non quanto il Bibliotecario che, dopo averla messa al corrente delle sue supposizioni, era tornato ad assecondare i capricci di sir Eluard in maniera, se possibile, ancor più riverente.
"Cerchiamo di mantenere la calma..."
Gli sarebbe toccato farlo per entrambi se solo quel borioso pezzo di... tela avesse riaperto bocca. Non aveva commentato in alcun modo le considerazioni dell'ex-Corvonero, non n'era stata capace, aveva seriamente temuto che separare le labbra l'avrebbe portata a rispondere a tono, se non a fare peggio, alle offese di Turquoise ed era stata solamente la perseveranza di Sheldon a evitare che fosse davvero necessario ricordarlo – anche se dubitava che qualcuno avrebbe davvero voluto farlo – con una targa commemorativa. Era stata l'aspettativa letta nello sguardo dell'Auror a persuaderla dall'incamminarsi verso l'uscita, il pensiero che lui confidasse ancora nella propria collaborazione e la credesse, in qualche modo, capace di farsi scivolare addosso quell'ennesimo affronto.
S'era riavvicinata al quadro insieme al Bibliotecario, quindi, ma di certo non avrebbe più preso parte al penoso spettacolo ch'era diventato il loro tentativo d'ingraziarsi l'orgoglio di sir Eluard; si sarebbe limitata a quanto necessario per guadagnarsi il passaggio attraverso il quadro e mettere fine alla faccenda.
Ciò che conosceva su colori e sfumature lo doveva al disegno e alla pittura, due arti che ultimamente non aveva coltivato abbastanza ma che non le avevano mai impedito, mettendo piede da Scribbulus, di acquistare tutto il necessario per praticarle. In realtà non aveva mai avuto bisogno di troppe tonalità, quanto era riuscita ad appendere sulle pareti nel numero venti girava attorno a colori piuttosto spenti, ma qualcosa poteva dire di saperlo. Tenne a mente le sfumature nominate da Sheldon e si unì al suo elenco accodandosi, seppur senza ripetersi, anche a tutta quella serie di rispetti che il mago gli aveva rivolto.
«A cui aggiungerei... - Cominciò facendosi avanti. - ...se non mi fa peccare di presunzione il sol fatto di supporlo... - Quasi lo sbiascicò tra i denti, non totalmente certa di volere che la sentisse riservargli quell'immeritato garbo ancora una volta. - ...la sfumatura più sofisticata dell'ottanio, quella estremamente tenue del turchese pallido e quella più vivace del turchese pungiglione di Billywig. - Ancora due, senza ficcargli l'estremità della bacchetta al centro della sua stramaledetta cornice. - Le note striate del turchese piuma di Jobberknoll e quelle più corpose del verde turchese.»
Solo allora si scambiò un'altra occhiata col compagno, incuriosita, ma anche estremamente esasperata, da quell'attesa.
 
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Con l'espressione contratta e i pugni serrati, il mago nella cornice era tornato al proprio posto sullo sgabello e da lì aveva fissato, altero e furente di rabbia, un punto imprecisato sopra la spalla di Morgana. Non intendeva degnare i due né della sua presenza, né del suo ascolto, né del suo sguardo, ma non poteva, purtroppo, andarsene da lì (ah, mai invero avrebbe abbandonato l'ultimo baluardo dello Scribbulus di un tempo, vergine ancora all'avanzata di Temperumpent, Firebolt Spazzine e chissà quante e quali altre diavolerie). Si chiuse dentro il suo silenzio, anche se gli occhietti rimasero spalancati, dardeggianti e all'apparenza quasi capaci di Schiantare gli incauti malcapitati anche senza agitare bacchetta alcuna.
Quando Sheldon si avvicinò al suo cospetto, lo sguardo rabbioso dell'ex-Proprietario di Scribbulus saettò nella sua direzione, stavolta pronto a incenerirlo sul serio se avesse posto quelle manacce sulla sua cornice. Lo guardò intensamente, senza muovere alcun muscolo allo sproloquio pedante di quel furfante che, ahilui, una Hogswarts ormai in sciagura aveva posto nel ruolo, un tempo rispettabilissimo, di Bibliotecario dell'istituzione scolastica. Tacque, ma il sopracciglio destro non poté nascondere un guizzo verso l'alto udendo alcune cromie. Strinse le labbra in una smorfia, indeciso su quanto trattenersi e quanto, invece, compiacersi.
«Posseggo, invero, non solo una conoscenza superiore alla sua, bensì anche una superiore conoscenza. Ho dedicato anni, anni di onorevole studio matto e disperatissimo, gobbo al mortaio dove pestavo le mie essenze vegetali, chino sulla tavolozza ove riproducevo i colori animali della natura. Anni sui quali un bucefalo come lei, disutile unghia di Graphorn!, non può pensare di prevalere con gli stolti tentativi di indovinare quel che un indovinello non è!».
Si scucì la bocca per tessere le proprie lodi, poiché dopo tanti anni di silenzio e beata solitudine l'unica cosa che gli era mancata della compagnia era la possibilità di mostrare agli altri la bassezza delle loro misere vite in confronto alla sua. Quando anche la strega di Inverness si avvicinò al suo cospetto, lo sguardo già acceso dal confronto avuto con il precedente ciurmadore saettò nella sua direzione, squadrandola dall'alto in basso (per quel che poteva dall'altezza di un quadretto che facilmente poteva esser sbriciolato e smembrato dal fuoco di vendetta che bruciava negli occhi di Morgana). La fissò immobile e attese che esaurisse quel vano parlare, che non lo soddisfò del tutto, non potendogli dare appigli su cui continuare a tessere rinnovate lodi a se stesso. Schioccò la lingua, poi, e continuò a fissarli in silenzio per qualche istante. Invero, sentendosi fregato.
«Stolti e ignobili fetori di morte di Inferius marcio».
Iniziò, mentre il fuoco si riaccendeva all'interno dei suoi occhi.
«A chi avete strappato la ricetta del mio turchese? Chi vi ha spifferato i miei segreti? Oh, dovevo sospettare che quel cuore inacidito di veleno di acromantula, quella testa drogata di pus di bubotubero, quell'arrogante pisquano e gaglioffo e
BUAZZZ… di sir Turcke avrebbe piazzato una spia alle mie calcagna».
La rabbia lo fece gonfiare in viso, con le vene dipinte che pulsavano sulla tela, fin quasi a perdere il respiro e scoppiare. Sir Eluard Turquoise desiderava la fama e il riconoscimento dei propri meriti più di ogni altra cosa, ma non aveva considerato che quell'essere esposti alla gloria significasse anche esporsi e denudarsi dei propri segreti, lasciar spazio a secoli di storia (e di storiche e storici della magia che scavassero nella sua, di storia), immagazzinata nel sapere millenario custodito nei tomi.
«Vi han comunque riferito male, così pare. Pungiglioni essiccati di billywig, occhio di augurey, piume di occamy e di Jobberknoll. Vi porterete il segreto di una ricetta incompleta nella fossa, stolti scarti di muco di vermicoli. Manca un ingrediente fondamentale nel mio turchese e non sarò certo io a rivelarlo alla vostra soverchiante mediocrità».
 
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view post Posted on 27/4/2023, 15:35
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Non era certo che Morgana potesse saperlo – non era a conoscenza di quanto fosse in grado di leggergli la gratitudine sincera negli occhi –, ma Sheldon in cuor suo era lieto che non avesse gettato via il metaforico calderone, lasciandolo da solo a sbrigarsela con sir Eluard Turquoise, che tutto sembrava meno che un proprietario della bottega di Scribbulus. Il suo temperamento estremamente burbero e irascibile era diametralmente opposto alla frizzante allegria a cui era facile associare il ridente emporio di cancelleria magica (Eleanor Corbirock aveva sicuramente fatto il grosso del lavoro, in questo, già con la sua presenza). Esso, poi, rischiava di far dar di matto al molto paziente e flemmatico Bibliotecario della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, che normalmente l’avrebbe rimbeccato dopo essersi sentito addirittura chiamare «disutile unghia di graphorn!». L’autostima del mago a volte dipendeva dal giudizio altrui, specie in quel periodo di limbo in cui ancora non si sentiva integrato nella società magica adulta, come invece sarebbe stato diverso tempo dopo.
Quel che sarebbe stato il futuro Dirigente di Hogwarts non sarebbe di certo stato zitto di fronte a tutta quell’insolenza con cui il quadro li stava apostrofando, cercando le parole adatte per riprenderlo senza la sua aggressività. Ma allora non era il momento né il luogo adatto: era in un territorio ostile e senza il suo aiuto non avrebbero oltrepassato il passaggio che evidentemente sorvegliava. La risposta di Morgana, però, lo spinse contro le spalle al muro – non letteralmente, perché ci era già, bensì metaforicamente.
Il successivo insulto che propinò, «stolti e ignobili fetori di morte di inferius marcio», gli parve di qualità inferiore a tutto il resto. Sembrava proprio che avesse come avuto l’impressione di essere stato cacciato dall’alto scranno di onnipotenza su cui si arrogava di sedersi. Avevano fatto breccia, ma non del tutto. «Pungiglioni essiccati di billywig, occhio di augurey, piume di occamy e di jobberknoll» erano gli ingredienti che avevano azzeccato, ma ne mancava uno… E Sheldon, guardandolo gonfio di rabbia in volto, non poté che provare un po’ di pietà nei confronti di quel mago, rovinato dal paradosso che lo divorava: da un lato, aveva fame di gloria, ma dall’altro quello stesso desiderio di essere osannato e conosciuto portava inevitabilmente a vedersi disvelati i propri segreti, a guisa di una fiammella che sempre più potente portava a ritrarsi un…
Tranello del diavolo! Ma certo!
Quella stessa pianta a cui sicuramente la propria compagna di ricerche, pulizie ed enigmi avrebbe voluto dare in pasto sir Eluard Turquoise e che costui adorava tenere con sé come pianta da allevamento ai tempi in cui era un mago in carne e ossa… doveva essere quello il quinto ingrediente mancante, la sfumatura necessaria a ottenere il famoso turchese di Scribbulus, che era una sapiente commistione di azzurro e verde!
«In verità, sir Turquoise, conosciamo l’ingrediente mancante, contrariamente a quel che potete credere. Capisco il moto di orgoglio per la vostra creazione che vi anima e mi spiace che questa conoscenza da parte nostra vi ferisca, accrescendo la vostra rabbia: non si tratta di essere spiati da persone mediocri, bensì di vedere il proprio genio ammirato e studiato. Ciò non significa che esso verrà soppiantato, bensì verrà preso a modello dalle generazioni future, la cui bravura spesso si poggia sulle spalle di maghi e streghe del passato che prima di loro sono giunti a brillanti, anche cromaticamente, risultati».
Cambiò molto il proprio atteggiamento, non volendogli più essere ossequioso, e sostenne lo sguardo del ritratto incantato, che con tutti quegli insulti aveva ricoperto Sheldon di una patina di Impervius, rendendolo ormai sordo al suo latrare e più prossimo ai motivi della sua alterigia, portandolo a una più profonda e umana comprensione nel guardare oltre la profonda insicurezza che quegli insulti celavano. Era spiaciuto che la vita del quadro incantato venisse consumata da quei sentimenti così negativi che lo rendevano naturalmente inviso agli altri e avrebbe voluto aiutarlo a migliorarsi, nonostante i torti subiti, ma difficilmente la magia dei quadri magici veniva in qualche modo modificata dall’umana vicinanza, immaginava.
«Il turchese della facciata di Scribbulus nasce dalla sapiente combinazione delle tonalità dei pungiglioni essiccati di billywig, dell’occhio di augurey e delle piume di occamy e di jobberknoll unite al verde del tranello del diavolo. Non è così, sir Turquoise?».
Sapeva di averci azzeccato: era così per forza. E il suo spirito da paziente ricercatore della verità storica era già pronto a suonare le trombe del trionfo. Il mago di Cambridge lanciò un leggero ma sicuro sguardo di intesa alla strega di Inverness, certo che avessero risolto l’enigma.
 
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view post Posted on 2/5/2023, 16:07
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Fato

«Voi… sapete».
Sir Turquoise esalò quelle due parole accasciandosi sul proprio sgabello, come del tutto spogliato della rabbia e al contempo della forza che lo aveva animato fino a un attimo prima. Da anni era quello il solo sentimento a tenerlo in piedi. Allo stesso modo, il suo tono cambiò, divenendo più docile, e i suoi lineamenti si ammorbidirono, modellandosi attorno all'espressione sorpresa che si era dipinta sul suo viso.
«Qualcosa… qualcosa è stato tramandato? L'esatta miscela del turchese di mia invenzione per la facciata principale della bottega di Scribbulus…? Il mio nome è in qualche modo… sopravvissuto?».
Quando sollevò lo sguardo su Sheldon e Morgana, gli occhi anziani ebbero un guizzo e le rughe di espressione, che prima arcigne ammantavano il viso, ora sembravano abbracciare le emozioni che trapelavano da quegli occhi. Per troppo tempo quegli occhi avevano patito, chiusi al buio di un retrobottega, persi nella polvere e nel risentimento di un mondo che, alla sua epoca, lo aveva rigettato e rifiutato. Nel buio, il suo cuore si era riempito di ombre, lasciando spazio unicamente alle fiamme della rabbia e del risentimento, contro quella comunità che lo aveva odiato. Passata la bufera, la mareggiata aveva accompagnato a riva la scoperta del fatto che
loro sapessero. E se loro sapevano, dovevano aver sentito parlare di lui, letto di lui. Qualcosa doveva esservi. E forse, allora, anche Marianne lo aveva saputo, ai loro tempi. Sospirò, come cacciando fuori tutta la polvere che in quegli anni gli aveva ammorbato il cuore e i pensieri. Poi si alzò e volse lo sguardo ai due che avevano subito la sua rabbia e i suoi insulti.
«Spero potrete scusarmi per prima».
E, dopo essersi tolto anche quel peso dal petto, un
clic risuonò nello spazio del retrobottega. La cornice si sollevò di un pollice, poi iniziò a ruotare con delicatezza e lentamente su un asse, per opera del meccanismo a orologeria che non faceva ticchettare l'orologio a pendolo ma nascondeva qualcosa. Si aprì come una porta e il delicato meccanismo fermo da anni scoprì agli occhi di Morgana e Sheldon la porzione di muro che il quadro nascondeva e che era impegnata da una porticina. Si trattava di legno finemente decorato e anch'esso ridipinto con cura di turchese, le cui ante si aprivano al centro, circondate da intarsi. Nell'intaglio, si riconosceva una serratura: un buco rotondo e liscio, dal diametro di circa mezzo pollice, attorno al quale convergevano i ghirigori del legno.
«Purtroppo… non ho con me la chiave. So, però, che questa porticina è stata ideata per essere aperta facilmente da un frequentatore di Scribbulus, conoscitore della bottega… almeno ai tempi. Ora potrebbe esser cambiato tutto, per quanto io ne sappia, e potrebbe esser andata fuori produzione».
 
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Sheldon non poté fare a meno di spalancare gli occhi e volgere lo sguardo stupito verso Morgana. Sir Eluard Turquoise si era appena ingurgitato una fiala di bile di armadillo infusa con caccole di troll o cos’altro?! Era appena diventato docile, calmo e tranquillo. Non propriamente arrendevole, ma sicuramente non arrogante o esuberante. Il mago dubitava fossero state le proprie parole a imbonirlo, quanto la consapevolezza del quadro incantato di essere riuscito a trasmettere il suo sapere in maniera tale che venisse associato a lui stesso. In effetti… in effetti il Bibliotecario si accorse che sir Eluard Turquoise poteva essere l’unico vero autore di quella perfetta sfumatura di turchese.
«Il suo nome è sopravvissuto, sir Turquoise. Mi premurerò di portare avanti studi più approfonditi e far conoscere ad ancor più persone la sua bravura e i suoi meriti. In quanto custode della Biblioteca di Hogwarts, che è baluardo della conoscenza di ogni scibile magico, prenderò molto sul serio questa promessa».
Si spinse a dire, sorridendogli, di un sorriso nuovo e più sincero. Si trovava nettamente più a proprio agio a sorridere senza finzioni e senza mentire, senza la volontà di riverire eccessivamente e di rabbonire, ma solo sorridendo in maniera serena, sincera e fiduciosa, senza machiavellici intenti diplomatici di sottofondo.
Sospirò, poi, come liberatosi di un enorme macigno dal petto. Non che gli insulti di sir Turquoise fossero esattamente in grado di sparire con delle scuse, ma il mago riconobbe in esse sincero pentimento, quindi dava loro molto valore.
«Accetto le sue scuse, grazie. A me spiace averla disturbata, ma sono felice siamo giunti a un finale pacifico».
Intrecciò, sorridendo, le mani dietro la schiena, mentre aspettava di scoprire quale delle ipotesi fosse quella corretta. Gli venne la pelle di occamy a vedere il meccanismo magico entrare in azione. Un’espressione estasiata fu quel che Morgana poteva vedere sul volto dell’artigiano incantato.
«Stupendo. La ringrazio».
Si avvicinò alla porzione di muro che era stata scoperta, apprezzando, meravigliato e con la bocca lievemente spalancata dallo stupore quanto gli occhi ridotti a due fessure di attenta disamina, i ghirigori sul legno che convergevano in un buchino rotondo e liscio, dal diametro di mezzo pollice. Ascoltò la spiegazione di sir Turquoise: gli occhi gli si illuminarono.
«Un pennello: sta parlando di un pennello. Ed è inutile chiederne uno a Eleanor, perché non sono più in produzione: ce ne serve uno vecchio. Sappiamo dove trovarlo».
Si rivolse a Morgana, tutto sorridente. Se l’enigma di prima si era rivelato più ostico, quello che avevano adesso di fronte era di risoluzione più semplice e immediata. Il mago di Cambridge tornò allo scatolone pieno di cianfrusaglie che avevano trovato poco dopo l’inizio di quell’avventura di pulizie: lì vi avevano trovato i camicioni (Sheldon continuava a indossarlo, fiero della propria inedita divisa), ritagli di vecchie pergamene, stralci di giornali, un bottone scucito, una pigna, il pomello dell’orologio a pendolo, alcuni barattoli di vernice essiccata e forse altro ancora… ma soprattutto vari pennelli. Quelli dovevano essere pressappoco dell’epoca di sir Turquoise – o, se non lo fossero stati, magari avrebbero avuto la stessa dimensione richiesta dalla “serratura” incantata. Sheldon recuperò un pennello che gli sembrava avesse il manico del diametro di mezzo pollice (sempre che il suo occhio allenato di artigiano magico non lo stesse ingannando), come il foro liscio e rotondo che sir Turquoise aveva celato fino a quel momento. Recuperò anche il pennello che Morgana aveva usato per dipingere il pomello: anche il manico di quello gli sembrava avesse pressappoco lo spesso diametro.
Si avvicinò alla strega, porgendole il pennello che ella prima aveva usato.
«Uno di questi due è la chiave per la porticina, secondo me: credo combacino le misure. Proviamo?».
Avevano due tentativi e, se non avessero funzionato, quella stanza pullulava di altre centinaia di pennelli vecchi con cui avrebbero potuto provare a far scattare quel meccanismo incantato, forse l’ultimo che li separava dalla meta finale di quella giornata di pulizie, cromie, bricolage, ricerche ed enigmi. Sheldon provò a infilare prima il pennello che aveva con sé, tentando entrambi i versi se necessario: se la misura fosse stata esattamente quella giusta, allora avrebbe spinto il manico dello strumento da pittura in profondità, nella speranzosa attesa che fosse la “chiave” corretta.
Già si chiedeva cosa celasse quella porticina, ma qualcosa gli diceva che là dentro avrebbero trovato lo spazio aggiuntivo di cui necessitava Eleanor. Se così fosse stato, si sarebbero rivelati gli aiutanti migliori che la proprietaria di Scribbulus avesse potuto desiderare.
 
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"Voi... sapete."
Morgana si rese conto di sapere molte cose, in quel momento, non solo l'insieme di sfumature che sir Turquoise fu sorpreso di sentir pronunciare ai due ma anche che avrebbe voluto fargli rimangiare ognuno degli insulti con cui non s'era fatto problemi ad appellarli e che d'un tratto, evidentemente anche per Sheldon, sembrarono perdere d'importanza. La Babbanologa comprendeva bene le intenzioni del Bibliotecario, e in fin dei conti anche lei non vedeva l'ora – seppur per ragioni diverse – di mettere fine a quella sceneggiata, ma non riuscì a fare a meno di rivolgere a quest'ultimo, dopo averlo sentito promettere al ritratto che si sarebbe fatto carico della sua memoria, un'occhiata più che eloquente: davvero? Tutto qui?!
Era stata sul punto di consigliargli un paio di posti in cui, all'interno della sua dannata cornice, avrebbe potuto infilare le scuse che anticiparono l'attivazione del meccanismo protetto sino a quel momento ma questo, che suscitò comunque la curiosità della scozzese, e l'intervento estremamente diplomatico di Sheldon la costrinsero a tacere. S'era limitata a un cenno del capo, quindi, giusto per fargli intendere d'unirsi alle parole del mago al proprio fianco ma con meno slancio.
Con più voglia di ridurlo in polvere affinché potesse unirsi alla sua amata miscela.
Fortunatamente la propria attenzione ebbe, ben presto, altro a cui rivolgersi: studiò la porta che era stata loro rivelata come aveva fatto con qualsiasi altro dettaglio le fosse finito sotto gli occhi quel pomeriggio, ne osservò la sfumatura che ormai conosceva bene e l'apertura centrale, gli intarsi attorno ad essa e la serratura, un'altra. Più piccola rispetto a quella in cui i due avevano dovuto inserire un pomello, Morgana la osservò tentando di farsi da subito un'idea del pezzo che, mancante, avrebbe permesso loro di aprirla e fu di nuovo sulle parole dell'ex-proprietario di Scribbulus che si concentrò nella speranza che potessero essere di aiuto.
"...aperta facilmente da un frequentatore di Scribbulus..."
Quindi un artista?
"...potrebbe esser andata fuori produzione."
Lasciò spazio a Sheldon, notando come quella nuova scoperta avesse riacceso l'entusiasmo che il precedente dibattito con sir Turquoise lo aveva inevitabilmente costretto ad accantonare, e continuando a osservare la porta da qualche passo più indietro cercò di ragionare su quale potesse essere lo strumento, fondamentale per un conoscitore della bottega, a cui il mago stava facendo riferimento. Il dettaglio relativo al suo essere datato non le permise di convincersi immediatamente dell'intuizione dell'ex-Corvonero – perché in realtà, seppur di fattura diversa, come strumento in sé continuava a esistere – ma annuì comunque, seguendolo verso gli scatoloni in cui avevano rovistato all'inizio del loro incarico, e recuperò da un paio di cartoni precedentemente esaminati tutti i pennelli che riuscì a trovarvi. «Mmh...» Li accostò a quelli tra le mani dell'Assistente di Pozioni per confrontarne le misure e, alla fine, quelli che la convinsero maggiormente furono proprio i pennelli trovati da lui; tra cui quello che aveva utilizzato quando ancora credeva di star assecondando i capricci di una pendola e non di un mago ronfante. Afferratolo, reggendo comunque nell'altra mano un paio di manici che l'erano sembrati, a grandi linee, simili a quelli recuperati dal proprietario di Mondomago, si riavvicinò alla porta per scoprire se la supposizione che aveva appoggiato fosse corretta.
Se il tentativo di Sheldon non fosse andato a buon fine si sarebbe mossa verso la serratura per provare con il secondo pennello, quello sporco di turchese, avvicinandolo al foro nella speranza che il manico fosse della misura giusta e che ciò gli consentisse di scivolargli all'interno senza problemi; se così fosse stato lo avrebbe spinto delicatamente in avanti immaginando che, proprio come una chiave, avrebbe dovuto incastrarsi alla perfezione con gli ingranaggi della toppa, e poi avrebbe provato a ruotarla in un senso o nell'altro nella speranza che un qualsiasi rumore facesse intendere loro d'essere riusciti ad aprire la porta. Lo avrebbe fatto rivolgendo uno sguardo al mago con cui aveva condiviso il pomeriggio per lasciarsi influenzare dall'euforica impazienza ch'era certa avrebbe scorto sul suo viso.
 
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Fato

Colui che indossava un ampio camicione da pittore, macchiato e colorato, aveva guardato con circospezione il calderone che, ormai lo sapevano tutti all'interno di quello spazio angusto, era lì lì per esplodere, pronto a distruggere così l'intero retrobottega, il castello diroccato in carta e cartone e la polverosa sala da ballo. Forse allora l'indole da Pozionista era subentrata, giostrando la fiamma che alimentava, mentre l'indole di una Serpeverde si acquietava, solo momentaneamente o solo in apparenza, nascondendo dietro un velo il corno di un Erumpent pronto a esplodere.
Morgana e Sheldon riconobbero, entrambi più o meno vagamente, il senso di colpa che aveva iniziato ad attanagliare sir Turquoise: gli occhi antichi racchiusi dalla cornice si erano ammantati di un triste grigiore che neanche il miglior restauro avrebbe potuto smerigliare. Quelli avevano subìto un guizzo e si erano beati di vitalità assaggiando la fama e l'imperitura memoria offerta dalla trasmissione del sapere, ma a ben poco quel potere era bastato, non appena il ricordo di Marianne si era sollevato tra gli altri. A quel punto, d'altra parte, era tutto inutile.
Quel giorno, però, Eluard Turquoise, storico titolare di Scribbulus e inventore dell'esatto turchese della facciata della bottega, si sentiva più leggero, come se i due avessero castato su di lui un potente Incantesimo di Levitazione. Lo smottamento gli aveva permesso di scrollarsi di dosso secoli e secoli di polvere e odio. Si era ridestato e, come per effetto di un soave
Wingardium Leviosa, la cornice si era sollevata di un pollice, aveva danzato per la sala e in una piroetta aveva ruotato, scoprendo una porticina, in legno intarsiato e ridipinto con cura di turchese. Le due ante convogliavano al centro, guidate dai ghirigori che andavano a circondare una piccola serratura.
Sotto gli sguardi di tutti, di strega, mago e di quanti nel retrobottega avevano partecipato alla storia, catturati dal meccanismo che fino ad allora era stato celato all'interno dell'orologio a pendolo, si mossero le lunghe dita di Sheldon e strinsero un pennello, mentre quelle più delicate di Morgana rischiarono di stritolare l'altro, desiderando farlo con sir Turquoise. Il primo ad avvicinarsi fu il mago con il camicione da pittore. Il pennello scivolò senza incontrare ostruzioni nel foro rotondo, entrandovi circa fino a metà lunghezza. Raggiunto quel punto, il mago di Cambridge poté sentire chiaramente un piccolo strattone, quando la serratura scattò in un unico sonoro
click, ruotando la chiave, fuori produzione ormai da anni, di qualche grado.
Era stata, almeno all'inizio, una domenica scialba, biancastra e noiosamente banale, come promesso. Le nuvole avevano continuato a sbadigliare e i loro sospiri annoiati si erano di tanto in tanto impigliati tra le tegole del negozio, appena sopra l'orizzonte color turchese di cui sir Turquoise era così tanto giustamente orgoglioso. Lo sbadiglio di un cirro in quel momento sembrò ricaricarsi, valicare la porta e arrivare sotto forma di quieta brezza fino a solleticare le caviglie di Morgana, a causa della corrente che si era formata tra una finestrella in alto nel retrobottega e la porta del negozio, spalancata dall'arrivo di una cliente, annunciata dal solito dlin dlon. Quel sospiro fece vacillare il click. La porticina sembrò scuotersi a sua volta, risvegliandosi da un sonno profondo. Si stiracchiò e con lentezza scivolò di qualche pollice: le due ante turchesi si aprirono agli occhi dei due e la luce pigra di quel giorno, con rinnovata energia, penetrò l'ingresso appena apertosi, che si affacciava su una stanza non molto grande, abbandonata, adiacente al retrobottega e pressoché vuota.
 
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view post Posted on 21/5/2023, 19:54
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Ella distrugge per ricreare


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L'intervento di Morgana non era stato necessario, il pennello tra le dita del Bibliotecario s'era rivelato essere il pezzo mancante a quel puzzle la cui risoluzione aveva richiesto un intero pomeriggio, sempre che lo si sarebbe effettivamente potuto definire terminato, e nonostante il proprio umore avesse più volte risentito degli intoppi a cui ciò li aveva messi davanti non era riuscita a fare a meno di attendere con una certa curiosità che la porta dinnanzi ai due si spalancasse.
Il tempismo della corrente che l'era spirata sulle caviglie la fece fremere d'impazienza, la considerò un'anticipazione di qualunque cosa si nascondesse al di là delle due ante turchesi, qualcosa su cui i due ex-studenti avrebbero posato lo sguardo per primi dopo chissà quanti anni.
O almeno fu ciò che spinse i propri passi a muoversi un pelo in avanti e il proprio collo ad allungarsi per sbirciarvi oltre ancor prima che si aprissero del tutto.
Nonostante quell'improvvisa trepidazione, però, non poté non riconoscere a Sheldon la pazienza avuta non solo con Turquoise e con la faccenda in sé ma anche con la scozzese che, tra uno sbuffo e l'altro, aveva reso più che palese di non possederne nemmeno un briciolo, invece. Ecco perché, una volta che entrambi i pannelli di legno ebbero interrotto il loro movimento, gli fece cenno di anticiparla allungando il braccio destro in avanti.
«Sappiamo entrambi che l'avrei fatta saltare in aria, io». Ammise senza problemi, forse ringraziandolo tra le righe per averglielo impedito.
Si sarebbe mossa nella medesima direzione del mago solo dopo averlo visto superare l'ingresso, quindi, e tentando di abituare la vista alla pallida luce all'interno della nuova stanza si sarebbe guardata attorno per esplorarne l'interno dapprima con un'occhiata generale e poi, avanzando, più avida di dettagli. Non poteva trattarsi d'una semplice estensione del retrobottega della cartoleria magica, no? Avrebbe sicuramente fatto piacere a Eleanor che, in fin dei conti, era la persona da accontentare quel pomeriggio ma il giorno in cui alla Babbanologa sarebbe bastato pensiero di essere stata gentile con qualcuno non era ancora arrivato.
 
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view post Posted on 23/5/2023, 22:23
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Tenne la bocca aperta. Era un mago, ma reputava meravigliosi i meccanismi magici che muovevano le fila del mondo magico in alcuni grandi e piccoli dettagli. Adorava la precisione dei movimenti dei ritratti magici e la loro caratterizzazione, ad esempio, che mai smetteva di stupirlo nonostante tra i ritratti magici avesse studiato e vi fosse pure cresciuto, a Hogwarts. Ma non era solo quello: era anche il banale che lo faceva sorridere. Aveva imparato ad amare anche il modo magico e semplice con cui i libri autosfogliavano le proprie pagine e il ticchettare degli orologi incantati, tutti a loro modo magie complesse e sceniche, che partecipavano a una danza senza regole ma ben organizzata negli stretti regoli del Fato. Come era stato, ad esempio, il movimento di quelle ante, pigro e aggraziato insieme, come se la soglia di quel nuovo ambiente avesse magica vita propria.
Voglio progettare cose così.
Guardò, meravigliato e con il sospiro sospeso, come se davanti a sé si stesse spalancando un passaggio segreto di Hogwarts noto a pochi eletti. Emozionato, avrebbe voluto essere più veloce della luce nell’insinuarsi con lo sguardo in quel luogo e scoprirlo, anche solo per dare, a sé e Morgana, la nomea di scopritori di quell’ambiente che sicuramente non veniva varcato da anni, secoli. Davanti a loro si aprì una stanza non molto grande e pressoché vuota.
Ridacchiò alle parole di Morgana, sorridendole grato.
«Ma senza di te non avremmo letto il libro che parlava della passione di sir Turquoise per il tranello del diavolo. Siamo pari».
Erano stati fortunati a poter contare sull’aiuto uno dell’altra e viceversa: insieme erano riusciti a mettere a posto i pezzi di quell’enorme puzzle di cui si erano occupati quel giorno. Infatti, a ben pensarci, il pezzo del puzzle che avevano incastrato dentro il mobile rococò era stato solo uno dei tanti di quella giornata: invero, se n’erano susseguiti molteplici, più metaforici – ad esempio, il solo trovare gli indizi su sir Eluard Turquoise e assemblarli tra loro, nonché avere tutti gli elementi per convincere il quadro e saperli ruotare e adattare alla giusta maniera per completare l’enigma e così via. E, come l’affabile e paziente risolutore di un puzzle si concede l’enorme soddisfazione trionfante di incasellare l’ultimo pezzo, così si erano decisamente meritati di guardare il risultato finale degli sforzi di quella lunga ed estenuante domenica di ricerche, indovinelli, cromie e scatole.
Sospirò, soddisfatto, quando entrò nella stanza vuota, guardandosi intorno.
«Qual era il nostro compito? Non ordinare il retrobottega, ma…», indicò l’area che avevano appena trovato, «ricavare uno spazio aggiuntivo per Eleanor. Missione compiuta, non credi?».
Soddisfatto, si stiracchiò le spalle, portandole indietro. Guardò per un momento Morgana, ancora sorridendole.
«È stato un piacere passare questo pomeriggio con te, un po’ mi spiace che si sia concluso. Be’, vado a riferire a Eleanor della nostra scoperta».
E così fece: dopo essersi brevemente congedato da Morgana, lasciò il retrobottega per raggiungere nuovamente la proprietaria di Scribbulus e sorriderle radioso. Avrebbe atteso che nessun cliente reclamasse la sua attenzione, eventualmente, prima di chiederle di seguirlo.
«Hai presente il quadro di sir Turquoise nel mobile del retrobottega? Ti spiegherò meglio davanti a una tazza di tè, magari, ma in breve sappi che era un passaggio segreto per…».
La invitò, con la stessa galanteria che la strega di Inverness gli aveva riservato per primo, a entrare nel nuovo spazio scoperto.
«… lo spazio che desideravi».
Soddisfatto delle prodezze dell’azienda di pulizie-pitture-bricolage-enigmi Campbell & Celebrian, giunse le braccia dietro la schiena, portando avanti fieramente il petto, in quella sua divisa da pittore di cui andava fierissimo.
«Il camicione posso rubartelo? L’ho trovato tra gli scatoloni e… mi ci sono affezionato, ammetto».
 
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view post Posted on 31/5/2023, 20:30
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Le domeniche noiose, almeno di solito, Eleanor le riconosceva a naso, dalle babbucce sparite sotto il letto e le calzette irrecuperabili tra le lenzuola, da un barattolo di marmellata finito prima dell'ultima golosa fetta biscottata a colazione, dal cassetto che si incassava ogni volta che le servivano i registri in bottega, dalla prima mensola a sinistra del retrobottega che sembrava pendere più a destra del solito, da alcune colorazioni che sembravano sbiadirsi, dal tempo vago. Quel giorno, in effetti, si era svegliato stiracchiandosi incerto, crogiolandosi in un piumone troppo pesante per quel suo letto, pieno di nuvole assonnate, tanto distratte da impigliarsi tra i comignoli di Londra e tanto pigre da riuscire a ingrigire perfino il viavai sempre vivace e variopinto che occupava Diagon Alley, persistente anche quando le vie londinesi si riempivano di fitta nebbia, fatto di alti cappelli a punta e basse tube (ma anche viceversa, erano misteri della moda).
La strega di Leeds aveva pensato, allora, di combattere quella noia domenicale assoldando due prodi: Morgana Celebrian e Sheldon Campbell erano accorsi per lei. La prima aveva negli occhi e intrecciata alle lunghe ciocche di capelli una fiamma bruciante di ardore, riuscita a controllare a stento per non ridurre tutto in fuoco e cenere, e un tale ardire che non avrebbe permesso a nulla e nessuno di impedirle alcunché (nulla vi era riuscito, e le cose sarebbero passate così alla storia), il secondo sarebbe andato in capo al mondo per Eleanor ed era, invece, andato perfino oltre, con la mente acuta e affilata da anni di studio, scovando tra righe di inchiostro ferme da anni una storia inedita che ancora non era neanche appartenuta a quel mondo, oscurata da un'altra erronea versione.
Quando i due emersero dal retrobottega, trovarono la titolare di Scribbulus al bancone, lì come un'ora prima, circa immobile come in una di quelle fotografie babbane statiche che si vedono nei tomi (probabilmente la docente di Babbanologia avrebbe saputo cogliere il riferimento all'istante): ingabbiata nel suo Giorno Creativo, china su un mortaio malmesso per le tante piccole esplosioni subìte negli anni e mai confessate dalla sua aguzzina (un aspirante Pozionista non avrebbe mai dovuto saperlo), Eleanor stava pestando alcuni ingredienti di vario tipo, mescolava inchiostri e raffinava polveri, agitando la bacchetta sopra il mortaio sperando di ottenere l'esatta sfumatura che aveva in mente, proprio come si dona un ricordo a un Pensatoio.
La strega di Leeds aveva sollevato il capo, curiosa di come procedesse il lavoro nella stanza accanto. Un attimo dopo, i grandi occhi rotondi si spalancarono per la sorpresa, come a voler inglobare le parole appena pronunciate da Sheldon.
«Ho un passaggio segreto nel retrobottega?!».
Abbandonò in un rumore sordo il mortaio sul bancone, svegliando il micio Dirac che si era appisolato sulle sue caviglie.
«Devo assolutamente parlare con sir Turquoise ed esplorare questo nuovo spazio, che non avrei mai scoperto senza il vostro aiuto».
Riflettendo ad alta voce, i suoi pensieri la condussero a posare lo sguardo sui due prodi che avevano affrontato per lei mille insidie, fino a ottenere un click.
«Siete stati preziosi e davvero molto efficienti, vi sono grata per aver svolto al mio posto questo lavoro che… mi rendo conto solo ora di quanto tempo vi abbia sottratto. Grazie davvero».
La curiosità di Eleanor era stata risvegliata dal breve resoconto dei due e, famelica, aspettava di ottenere di più, dai racconti promessi davanti a una tazza di tè. Ora gravitava tutta attorno al retrobottega e alla necessità di scoprire quel nuovo spazio e parlare con sir Turquoise. Inclinando il capo, provò a sbirciare oltre la porticina dietro il bancone e poi tornò a rivolgersi ai due.
«Per ringraziarvi, come avevo anticipato nell'annuncio, vi prego di accettare una piccola ricompensa in galeoni. E il camicione è tuo, Sheldon. Spero non sia stato tutto solo terribilmente noioso».
Si strinse nelle spalle con un sorriso, guardando i due e il camicione da artista macchiato da pasticci. Agitando la bacchetta in sorbo, fece levitare due sacchetti in cotone turchese, contenenti i galeoni di paga, e li posò sul bancone in legno rosato, davanti ai due, pronta a congedarli. Eleanor si era ricreduta su quella domenica che a naso le era parsa scialba e noiosa e sperava lo stesso potesse valere per Morgana e Sheldon: le nuvole avevano ripreso a scorrere più veloci in cielo, il viavai di Diagon Alley aveva raggiunto i livelli usuali di stravaganza e stramberia e il sole, riscossosi dal torpore iniziale, aveva superato lo zenit ed era ormai alto in mezzo al cielo turchese, di una sfumatura non molto dissimile da quella di sir Eluard Turquoise.
 
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