Annali Amd 2024

Il volto del diabete in Italia: più anziani, più migranti, più cure su misura

I dati raccolti su oltre 750mila italiani confermano un trend positivo nella qualità dell’assistenza, ma resta necessario un impegno più forte su monitoraggio e prevenzione

di Francesca Cerati

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L’assistenza al diabete in Italia è in miglioramento. È quanto emerge dagli Annali Amd 2024, il più ampio e longevo database clinico sul diabete nel nostro Paese, con oltre 750.000 pazienti censiti. A fotografare lo stato dell’arte dell’assistenza diabetologica, la consueta pubblicazione curata dall’Associazione medici diabetologi (Amd), presentata oggi in Senato. I dati rivelano miglioramenti significativi, soprattutto nel diabete di tipo 2 (Dm2), grazie a una maggiore appropriatezza nell’uso dei farmaci e a una riduzione dell’obesità. Ma non mancano le criticità: obesità in aumento e invecchiamento nel diabete tipo 1 (Dm1), microinfusori ancora poco usati, complicanze non monitorate a sufficienza.

«Oggi abbiamo una vera mappa della cura del diabete in Italia - afferma Giuseppina Russo, coordinatrice nazionale del progetto -. E i dati dimostrano che le cure stanno migliorando, anche se restano margini di crescita».

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I microinfusori restano poco diffusi

Secondo il report, solo il 36% dei pazienti con Dm1 e il 56% di quelli con Dm2 raggiungono l’obiettivo per l’emoglobina glicata (≤7%). Meglio il controllo del colesterolo, salito al 46% nei pazienti Dm1 (dal 42,7% dell’anno scorso) e al 44% nei Dm2 (dal 40,2%).

Nel diabete di tipo 1, però, solo il 19,1% dei pazienti utilizza microinfusori per insulina, considerati strumenti fondamentali per un miglior controllo glicemico. In aumento anche l’obesità (dal 13,9% al 14,3%) e l’età media, arrivata a quasi 49 anni, con un 18% di over 65.

Più innovazione terapeutica nel tipo 2: cala l’obesità

Nel diabete di tipo 2 la situazione appare più incoraggiante: cala l’obesità (dal 36% al 35%), a fronte di un aumento deciso nell’utilizzo di farmaci innovativi, come gliflozine e agonisti del Glp-1, oggi impiegati nel 77,4% dei pazienti (+10% rispetto all’anno scorso). Stabile l’uso della metformina (70%) e dell’insulina (32%). Tuttavia, solo il 26,5% raggiunge i target pressori.

Tra le complicanze più comuni nel tipo 2: malattia renale (50%), cardiovascolare (15%) e retinopatia (12%).

Diabete gestazionale: diagnosi tardive e obesità pregravidica

Le donne con diabete gestazionale (Gdm) sono sempre più spesso over 35 (41%) e affette da obesità pregravidica (25,6%). Una su sette (13,6%) riceve ancora una diagnosi tardiva, oltre la 28ª settimana. Dopo la diagnosi, quasi 4 donne su 10 iniziano una terapia insulinica.

Cresce il peso della popolazione migrante

Un dato interessante riguarda la composizione della popolazione seguita: il 14% dei pazienti proviene da Paesi extra-europei, una quota destinata a crescere e che pone nuove sfide di inclusività e personalizzazione delle cure.

Le criticità: piede diabetico e retinopatia ancora poco monitorati

Resta bassa l’aderenza agli screening per piede diabetico e retinopatia, complicanze che rischiano di essere trascurate. «Servono strumenti diagnostici accessibili come retinografi in ogni centro» propone il presidente Amd, Riccardo Candido, che chiede anche un tavolo nazionale sul piede diabetico -. Questi sono i dati reali generati nella pratica clinica, aggiornati al 2024 e rappresentativi della qualità delle cure erogate nel nostro Paese alle persone con diabete. Si tratta di un contributo “evidence based” di estrema utilità per pianificare le politiche sanitarie in risposta a questa patologia».

Un modello di sanità basato sui dati

Il database Amd, oggi connesso a oltre 300 centri e fonte di decine di pubblicazioni scientifiche, è ormai un modello riconosciuto anche a livello internazionale, come testimoniato da un recente case study dell’Oms.

«Abbiamo gli strumenti per affrontare le sfide future”, conclude Graziano Di Cianni, presidente della Fondazione Amd -. Ma serve una governance che trasformi i dati in decisioni politiche concrete».

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