Notizie riservate sui politici e dati sanitari: ecco che cosa potrebbero aver raccolto le spie russe in Italia

di Fiorenza Sarzanini

Rimasero in Italia due mesi 123 soldati arrivati da Mosca nel marzo 2020 per aiuti umanitari e sanitari durante l’emergenza Covid: potrebbero aver «agganciato» persone disponibili a fornire informazioni «sensibili»

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Dati sanitari dei pazienti, organizzazione delle strutture, informazioni riservate custodite negli uffici: sono queste le notizie riservate che i componenti della missione russa potrebbero aver raccolto in Italia. Ma non solo. Perché il 22 marzo del 2020 a Pratica di Mare arrivarono 123 soldati inviati da Mosca che rimasero due mesi nel nostro Paese. L’accordo era portare aiuti umanitari e apparecchiature per fronteggiare l’emergenza da Covid 19. Quindi mascherine, ventilatori, medici, infermieri. In realtà in Italia furono inviati soldati. Specialisti che potrebbero aver «agganciato» persone disponibili a fornire altre notizie «sensibili».

La minaccia

La minaccia fin troppo esplicita contenuta nella nota che il ministero degli Esteri russo guidato da Sergej Lavrov ha pubblicato ieri sul sito ufficiale punta alla «moralità di alcuni rappresentanti delle autorità italiane» dopo aver evidenziato che «questo tentativo dei media italiani di dipingere la missione umanitaria russa in Italia come un’operazione di spionaggio danneggia le relazioni tra Mosca e Roma» e ancora: «In meno di due anni, il nostro aiuto è stato dimenticato. Sembra che le nostre controparti italiane abbiano la memoria corta. Una linea di comportamento così servile e miope non solo danneggia le nostre relazioni bilaterali, ma dimostra anche la moralità di alcuni rappresentanti delle autorità pubbliche e dei media italiani».

L’accordo lampo

L’accordo per la missione che doveva collaborare nella lotta al Covid fu preso da Giuseppe Conte direttamente con Vladimir Putin. Nessuno del governo era stato informato. Ufficialmente il primo contatto avvenne il 21 marzo 2020 e in meno di 12 ore era tutto pronto. L’ipotesi più probabile è che ci siano stati contatti precedenti. Ma tra chi? Conte ne aveva già parlato con Putin? Quando? Ci sono stati altri mediatori?

I militari

«I soldati russi sono sempre stati controllati», hanno assicurato al Copasir il ministro della Difesa Guerini e i generali che si sono occupati della missione, in particolare il generale Luciano Portolano che guidava il Coi e il generale Enzo Vecciarelli che era capo di Stato Maggiore. Ma la capacità di infiltrazione va oltre il controllo e dunque i soldati potrebbero essere riusciti a carpire informazioni semplicemente entrando in contatto con altri soldati, ascoltando i colloqui, soggiornando per oltre due mesi in Italia.

Lo Spallanzani

I rapporti stretti tra Mosca e Roma del resto sono dimostrati dall’intesa siglata l’anno dopo tra lo Spallanzani di Roma e l’Istituto Gamaleya di Mosca per la ricerca sul vaccino. Nonostante lo Sputnik non sia stato approvato dalle agenzie regolatorie, le ricercatrici russe sono entrate nella struttura della Capitale, ci sono rimaste mesi e hanno avuto accesso al sistema informatico. Quanto basta per comprendere che sono moltissime le notizie, anche riservate, che la Russia potrebbe adesso decidere di utilizzare per vendicarsi della scelta dell’Italia di schierarsi al fianco dell’Ucraina.

I politici

La missione umanitaria anti Covid potrebbe comunque essere soltanto un pretesto. I rapporti tra la politica italiana e quella russa vanno avanti da anni; già dopo l’arresto del capitano Walter Biot per spionaggio i servizi segreti confermarono la presenza di numerose spie russe nel nostro Paese. Dunque se davvero Mosca vorrà far pagare al nostro Paese «il comportamento servile e miope» potrebbe decidere di veicolare documenti riservati attraverso una rete di «fedelissimi» che in Italia continua ad essere molto attiva.

4 giugno 2022 (modifica il 4 giugno 2022 | 14:48)