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Dopo quel nuovo rifiuto di Sugar, Caledon si abbassò su di lei e le morse piano il naso in segno di protesta alla decisione di non
assaggiarlo neanche quella volta, poi però si buttò al suo fianco sul letto, dandosi finalmente modo di rilassarsi con lei dopo il sesso. Si trovavano nello studio di lei, un luogo che lui non aveva mai visitato prima e che per Sugar era molto privato, ma lei le aveva mostrato un dipinto blu che aveva ultimato quella notte e poi erano stati insieme anche lì. Era stato intenso, particolarmente intenso e ora, finalmente con la schiena sul materasso, lui tornava lentamente alla realtà mentre lei, come al solito, lo metteva in riga.
– Ma se sono stato bravissimo finora.
Sbuffò al commento di lei sullo stare più attenti, perché per lui invece riuscire a trattenersi e a non fare danni era motivo di orgoglio. Ma lei, del resto, non poteva comprendere fino in fondo quanto per lui il suo corpo fosse irresistibile. Si sistemò i boxer e si mise sul fianco per guardarla e le accarezzò l’addome trattenendo un sorriso. Era lì che si sarebbe trovato il “marmocchio” che lei proprio non voleva. E neanche lui, del resto: non pensava di aver mai fatto a qualcuno il torto di dargli la vita e di condannarlo come avevano fatto i suoi genitori con lui, probabilmente solo per riprendersi dall’aborto che avevano avuto prima di lui. Sugar, invece, gli sembrava troppo concentrata su se stessa per occuparsi di qualcun altro.
– Sai che penso…
Iniziò, pensieroso, mentre la osservava lì sul letto di fianco a lui e le accarezzava distrattamente i capelli. Era molto bella e persino in quei momenti continuava a mantenere il suo sguardo fiero e l’indole pungente, intransigente, diretta è fastidiosa. E Caledon la detestava e insieme stravedeva per lei.
– Che non è vero che hai altri uomini. Sei troppo stronza ed è pieno di senza palle: tu gli uomini li spaventi.
Concluse con la stessa espressione di chi sentiva di aver appena risolto un difficilissimo enigma: la vita personale di Sugar. Tenne per sé che per lui l’intimità di lei fosse troppo piccola e stretta, e che nel suo immaginario non avrebbe dovuto esserlo se lei avesse avuto rapporti frequenti con altri uomini. Non sarebbe stato elegante esprimersi in quel modo e lei lo avrebbe probabilmente preso a pugni, mentre era ora assolutamente convinto di ciò che le aveva detto: lei era sicuramente una bella ragazza e proveniva da una famiglia importante, ma non aveva un carattere affabile e lui ne conosceva a decine di ragazzi che si sarebbero sentiti intimiditi da lei o invidiosi della sua carriera piena e indipendente. Non lui, che invece era sempre stato attratto dal carattere forte di Sugar.
– Andiamo al Ballo insieme.
Lo disse di getto, ma senza esitazione, con il blu fisso nell’acquamarina. Quello era l’ennesimo rischio che Caledon si sarebbe assunto con lei e
per lei. Nella migliore delle ipotesi, per lei sarebbe stato impressionante e nulla di più. Lui non sapeva nemmeno che differenza facesse nel concreto andare al ballo con qualcuno o vederlo direttamente lì, non sapeva neanche ballare ed escludeva che lui e Sugar fossero tipi da tenersi romanticamente per mano in pubblico. Ma in quel momento, con il ballo di Halloween alle porte, Caledon non si vedeva a invitare qualcuna che non fosse Sugar, dopo averci passato insieme gran parte del tempo libero delle ultime settimane, così, semplicemente, lo aveva fatto.
Non credeva cambiasse nulla tra di loro e lui
non voleva che qualcosa cambiasse. Eppure andare insieme a un evento in cui sarebbero comunque stati presenti entrambi sembrava a lui quasi inevitabile.
Le lasciò andare i capelli e ritrasse il braccio per abbandonarselo sul fianco scoperto, e così attese il giudizio di Mandylion a quella proposta, che in realtà era stata formulata come un’affermazione su cui lui, in effetti, non aveva ragionato, e che eppure proprio per quello gli era sembrata la cosa giusta da dire in quel momento.