Hogwarts: Harry Potter Gioco di Ruolo

Choose revenge, heal in hell, C. F.

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view post Posted on 2/2/2023, 23:53
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Per quanto assurdo potesse sembrare considerando che prestava servizio a Hogwarts come volontaria, Sugar non aveva ancora avuto occasione di visitare la Torre dell'Orologio. Si era ritagliata un'oretta di tempo libero tra la pausa pranzo e il programma per la mansione successiva al fine di salire fino in cima a quello spazio misterioso. Intrigata, Sugar si guardava intorno mentre avanzava tra i giganteschi macchinari, fino ad arrivare alla magnifica vetrata e al balcone. Guardando al di sotto, le labbra sottili si piegarono in un sorriso arrogante; da lì, tutti coloro che attraversavano il cortile in quel momento sembravano direttamente sotto il suo controllo. Con un po' di fantasia, cosa che non le mancava, avrebbe potuto dire che si stavano prostrando al suo cospetto.
Sugar alzò il mento e scostò appena i capelli dalla spalla con aria di superiorità. Trovava che quello fosse esattamente il posto che le apparteneva, al di sopra di tutti gli altri. A interrompere il suo compiacimento fu l'arrivo di un gufo che si posò sul balcone proprio accanto a lei e la fissò come a voler dividere la gloria. Sugar ricambiò lo sguardo, decisamente seccata all'idea di dover cedere il podio al volatile, e decise di combattere nonostante l'aria austera del rapace. Aveva due grandi occhi gialli, un piumaggio curato e una lettera legata alla zampa; Sugar inclinò appena il capo e strinse gli occhi per leggere il nome del destinatario: Jelonek Fedoryen.
L'espressione di disgusto le strappò un volontario ugh, prima di allungare la mano verso la civetta e sciogliere la missiva. Probabilmente il volatile si era perso, oppure si stava solo riposando alla ricerca del lavapiatti. Sugar non poté evitare di notare che la lettera sembrava a tema San Valentino, rosa e con molti cuori stampati sulla pergamena. Nonostante l'evidente repulsione, l'ex Serpeverde non riuscì a resistere al gossip sotto ai suoi occhi. Magari si trattava di qualche notizia scandalosa che avrebbe potuto vendere a qualche giornale in cambio di un migliaio di galeoni. L'Auror aprì la busta e cominciò a leggere le prime righe della lettera appoggiandosi al muro del castello con la schiena.

Jelonek

Ci ho pensato molto, e credo che dovremmo parlare. Ci sono molte cose da dire e molte possibilità da considerare.
Non voglio farlo semplicemente sedendomi a tavola con te, come fosse una discussione di affari.
Che ne diresti di trascorrere San Valentino da soli? Potremmo chiedere a Caledon di giocare con Javier e badare a lui mentre noi passiamo del tempo insieme.
Potremmo uscire a pranzo, e magari poi per una passeggiata. Un pic nic in giardino. Il pomeriggio sulla nostra barca. Vorrei tanto baciarti e...



Sugar emise un lungo fischio, un ghignetto divertito che inevitabilmente si apriva sulle labbra. Quanto avrebbe pagato il lavapiatti per evitare che un contenuto simile fosse diffuso? L'Auror annuì tra sé e sé pensando che quella lettera avrebbe fatto la sua figura appesa sulla bacheca di Serpeverde.
 
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view post Posted on 16/2/2023, 10:50
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Era furente. Stava cercando il Dottor Wolfgang Carson, la sua civetta, da almeno un paio di giorni. Aveva trasfigurato un rospo in un puntaspilli con l’intenzione di spedirlo via gufo a un Tassorosso del primo anno per spaventarlo e sbellicarsi dalle risate (e perché lui era stato più bravo in Pozioni), ma non era ancora riuscito a trovare il rapace postino e il puntaspilli continuava a tornare ad essere un rospo nei momenti più impensabili: Caledon se lo era ritrovato in bagno l’altra mattina e per poco non l’aveva utilizzato come spazzolino, per non parlare di quando si era infilato nella cartella di un suo compagno di stanza e aveva così assistito all’ultimo lezione di Trasfigurazione. Caledon non se ne era preoccupato granché (il professor Steewood avrebbe dovuto essere fiero delle capacità magiche del giovane Fedoryen), ma era oltremodo infastidito di non essere ancora riuscito ad attuare il suo piano contro il Tassorosso. Se non fosse riuscito a trovare la civetta nelle prossime ore quel giorno, probabilmente avrebbe schiacciato quel rospo con entrambe le suole e lo avrebbe ucciso personalmente saltandoci sopra.
Un ultimo tentativo, quindi, per dare alla vita del rospo uno scopo. Visto che era sabato, Caledon aveva indossato un semplice maglione marrone e aveva imboccato le scale di Hogwarts, diretto verso la gufaia. Proprio non riusciva a capire che fine avesse fatto quella stupida civetta: suo padre non aveva conoscenti a cui scrivere, quindi forse era stata sua madre ad utilizzarla per la corrispondenza con una delle tante persone importanti che conosceva per i suoi lavori. Pensò che allora si sarebbe presentato anche nell’ufficio di sua madre adiacente all’Aula di Incantesimi e avrebbe sbattuto la porta talmente forte che tutti i fantasmi della scuola sarebbero morti ancora per la paura: sua madre non aveva alcun diritto di sottrargli la civetta.
Sulla strada per la gufaia gli venne in mente che forse il Dottor Wolfgang Carson si era perso da qualche parte e aveva fatto sosta laddove un sacco di uccelli e volatili si fermavano insieme, si diceva, alle stupide coppiette della scuola in cerca di privacy. Decise così di fare un tentativo alla Torre dell’Orologio, tornata agibile di recente. Si avvicinò alla balconata per verificare se la civetta di fosse fermata sulle lancette del grosso orologio, e fu allora che vide Sugar Mandylion. Un sorriso maligno apparì sulle sue labbra, che si allargò quando mise a fuoco ciò che la strega stringeva in mano: un palese biglietto di San Valentino.

– Scrivi al tuo vecchio?

La prese in giro immediatamente (mai si sarebbe sottratto a un’opportunità ghiotta come quella) e scattò in avanti per cercare di sottrarle il bigliettino per poterlo leggere a gran voce e umiliarla ancora di più.

Oh, Integerrimo, spero che tu non muoia prima che io raggiunga i venticinque anni! Mi ricordi così tanto il mio papà fuggitivo!

Le fece il verso, maligno, dopo aver avuto la conferma, durante la Battaglia a Palle di Neve, che Sugar si accompagnasse davvero con uno mago molto più vecchio di lei. Qualcuno che forse Sugar aveva davvero ritratto nel suo quadro a Hogwarts, a giudicare da come aveva reagito tempo prima da Ollivander, quando entrambi erano venuti alle mani.
Anche se non aveva ancora trovato la civetta con cui consegnare un rospo trasfigurato, Caledon Fedoryen aveva comunque trovato il modo di divertirsi.
 
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view post Posted on 26/2/2023, 18:26
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L'inconfondibile voce di Caledon Fedoryen distolse la sua attenzione dei contenuti della lettera; gli occhi acquamarina di Sugar saettarono sulla figura del Corvonero, ma riuscì a sormontare l'incalcolabile livello di fastidio che la vista le provocava. No, quello che Sugar aveva tra le mani era ben più prezioso di qualsiasi battuta sagace Caledon Fedoryen fosse dell'umore per rivolgere. Il sorriso di lei si ampliò alla prospettiva di restituirgli con gli interessi ciò che aveva osato farle l'ultima volta che si erano trovati tanto vicini, alla bottega di Ollivander. La menzione a Morgenthal poteva scalfirla, forse (forse più che scalfirla, trafiggerla, trasportarla in un altro posto e in un altro tempo, chiedersi cosa stesse facendo, dicendo o pensando), ma in quell'istante Sugar aveva tra le dita qualcosa che poteva arrivare a scalfire Caledon allo stesso modo, se non peggio. Sugar si pose una mano sul fianco e si mordicchiò le labbra, senza celare in alcun modo il sorrisetto di scherno. Battè le ciglia e fece ondeggiare appena le chiome mentre fissava lo sguardo in quello di Caledon, arrivando a sfidarlo apertamente.

- No, ho trovato qualcosa di molto più interessante. Una lettera di San Valentino per tuo padre, molto scottante, e non proviene da tua madre. -

Il sorriso di Sugar si ampliò e lei prese a leggere.

- Jelonek, ci ho pensato molto, e credo che dovremmo parlare. Ci sono molte cose da dire e molte possibilità da considerare ora che tua moglie sta per essere sbattuta ad Azkaban. Quali possibilità? -

L'ex Serpeverde simulò un'espressione scioccata e si portò una mano alle labbra.

- Che ne diresti di trascorrere San Valentino da soli? Potresti lasciare Javier a Caledon se pensi che tua moglie finirebbe per ammazzarlo. Una preoccupazione legittima. - commentò. - Vorrei tanto baciarti e sentire la tua bocca su di me mentre mi prendi con forza sul letto di Caledon, sulla cattedra di Incantesimi o nello studio di tua moglie quando la casa è libera. Oh, Caledon, i tuoi genitori non se la passano proprio benissimo, eh? A quanto pare tuo padre ha portato la sua amante anche sul tuo letto. Lo dice qui, guarda! -

Sventolò la pergamena rosea con un ghigno malefico mentre si godeva l'espressione del Corvonero. Non fu difficile appellarsi ai contenuti trash letti e riletti di Before e Afternoon; erano anni che Sugar attendeva di vederne l'utilità, e finalmente la sua attesa era stata premiata. Era divertente sfoggiare che quello smidollato di suo padre avesse cornificato la madre psicopatica, e di certo spiegava il modo in cui Caledon fosse stato cresciuto. Si concesse una risata soddisfatta all'idea di provocare Cal insultandogli la mammina; credeva che il resto della sua giornata sarebbe stato noioso, ma doveva ammettere di essersi sbagliata.

- La redazione del Settimanale delle Streghe pagherebbe bene per un'intercettazione come questa; vuoi rilasciarmi già un commento che posso passare ai giornalisti? - chiese, divertita.
 
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view post Posted on 10/3/2023, 20:38
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Un’espressione di disgusto apparve sul volto di Caledon Fedoryen. Come era già capitato diverse volte negli ultimi mesi, Sugar Mandylion era ancora una volta la causa della rimodellazione del suo volto ingrugnito o impassibile per natura. Lui l’aveva schernita per primo, calandosi nei panni immaginari del suo vecchio bavoso Integerrimo, ed era assolutamente certo che avrebbe ricevuto immediatamente un contraccolpo. Quanto all’interpretazione, però, Mandylion era molto più capace, e forse fantasiosa, di lui. Nell’udire quella lettura raccapricciante, infatti, Caledon proprio non riuscì a celare la repulsione.

– Impossibile. Mia madre è l’unica a tollerare quel magonò di mio padre, e lo fa solo perché è la Direttrice del San Mungo.

Scosse la testa, come a voler negare ulteriormente la veridicità delle parole udite. A turbarlo non era il tradimento in sé, ma l’ipotesi di un altro essere umano che era stato vicino in quel modo a suo padre, del suo letto infangato e di una strega che si permetteva di mancare di rispetto a sua madre, probabilmente la strega più potente dell’intera nazione. Dal canto suo, davvero trovava impossibile che qualcuno oltre a sua madre potesse apprezzare Jelonek. Rapidamente, il ribrezzo si trasfigurò in rabbia.

– Glielo riferirò io stesso.

Sancì, gonfiando il petto. Perché non avrebbe permesso a nessuno di infangare la reputazione dei Fedoryen. Erano anni che cercava di impedirlo persino a suo padre, quindi non l’avrebbe permesso a una strega qualsiasi o ancora meno a Sugar Mandylion.

– Anzi, vieni qui e fa vedere la lettera.

Allungò il braccio e le strinse il polso in quella che, come al loro solito, non era per niente una gentile richiesta. Tirò a sé la strega per raggiungere insieme la balconata della Torre dell’Orologio. Quindi tirò fuori dalla tasca una pergamena scarabocchiata solo in parte e una piuma. Con la bacchetta tagliò via la parte già scritta, l’accartocciò e se la mise in tasca, dunque procedette a scrivere sulla cartapecora ancora vergine d’inchiostro.

Mamma,
Ho sentito che una strega ha scritto a papà per San Valentino, sperando di passarlo con lui. Diceva anche che immagina che tu finisca a Azkaban e che così lei riuscirà a stare con papà, mentre io mi occuperei di Javier, e che insieme hanno già sporcato il mio letto a casa nostra.
Io mi vendicherò e tu non hai bisogno di passare il San Valentino con uno che si veste in un modo così ridicolo. Sabato ci penso io a portarti i cioccolatini e qualche altra cosa.
E io non penso che tu debba finire a Azkaban: il Preside mi sembra un rincoglionito e non sarebbe stata una grande perdita.
Comunque non ti preoccupare: se tu e papà divorziate, io testimonierò in tuo favore.
Cal.



– Allora?

Distese la pergamena per far sì che fosse ben leggibile anche a Sugar, a cui in fondo stava chiedendo un parere, seppur con durezza. Immaginava che l’idea che sua madre soffrisse e che la sua famiglia venisse distrutta da quella lettera desse a Sugar parecchia soddisfazione. Per quanto lo riguardava, avrebbe fatto il possibile per essere il primo a dirlo a sua madre ed evitare che quella lettera finisse alla stampa per salvaguardare la stima di cui godeva sua madre. Solo gli stupidi e i deboli avrebbero ritenuto di mandarla ad Azkaban dopo che lei non era nemmeno riuscita ad ammazzare il preside depresso.

– Ci scommettevo che non fosse roba tua e che nessuno ti avesse scritto per San Valentino.

Disse poi, tornando a stringerle il polso per costringerla lì con lui sulla balconata. Da lì, la caduta sarebbe stata letale senza alcun dubbio e quel rischio lo elettrizzava, come il litigare con Sugar Mandylion proprio lì. Le sorrise beffardo.

– Tu ci sei finita persino finita in copertina, al Settimanale. Anche se vicino alla professoressa Celebrian nessuno ti avrà notata. Hai deciso di provare in questo altro modo?

Aggiunse, facendo poi scoccare la lingua sul palato. Naturalmente il suo obiettivo principale era evitare che Mandylion consegnasse quella lettera alla stampa, ma anche prenderla in giro ad ogni occasione utile. Forse, eterna figlia di, Sugar voleva davvero sfruttare quella faccenda per notorietà, oltre che per infierire e vendicarsi di lui.
 
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view post Posted on 5/5/2023, 15:49
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- Va' a farti fottere, Fedoryen! -

Sugar si divincolò quando lui la prese con forza per il polso allo scopo di trascinarla in giro e trattenerla con lui. Quel ragazzino osava troppo, come al solito, e continuava a trovare scuse per toccarla. Era chiaro che fosse ossessionato da lei, e come poteva essere altrimenti? Lui non era nessuno, mentre lei era bellissima e irraggiungibile, specie agli occhi di uno come Caledon Fedoryen. Questo però non prevedeva che lei potesse empatizzare con quel comportamento possessivo, specie se da parte di lui. Era qualcosa che già gli aveva detto nella bottega di Ollivander giorni prima, ma Sugar non era sorpresa che il messaggio potesse venire recepito. Non da qualcuno come Fedoryen, in ogni caso, e non con le buone maniere.
Ottimo.
Sugar lo spinse via per liberarsi dalla sua presa e lo guardò con aria di superiorità, come se stesse osservando un Vermicolo in preda a una crisi epilettica.

- Di certo mi notano più di tua madre. Quand'è che la sbattono ad Azkaban? Ti metterai a piangere allora o aspetti il divorzio dei tuoi genitori? - chiese.

Sorrise con cattiveria, beandosi della propria risposta. Il messaggio di Caledon era stupido almeno quanto lui e non avrebbe convinto nessuno che suo padre non avesse una relazione clandestina; Sugar decise di vendere alla Melankholiya la storia per almeno settanta galeoni ed essere presente per quando Caledon l'avesse letta dal Settimanale delle Streghe. La sua reazione sarebbe stata impagabile, come tutto ciò che gli causava disturbo e, possibilmente, dolore. Aveva accartocciato la lettera nel pugno per impedire che Fedoryen la leggesse e potesse contestare qualsiasi veridicità del messaggio appena ricevuto. Allungò il braccio in uno scatto per prendere quella di Caledon e avere uno strumento di ricatto contro di lui; quanto lo avrebbe messo nei guai se solo fosse riuscita a darla a Hawkins e, perché no, al Preside?

- Dammi qua. Voglio vedere la faccia del Preside quando leggerà quello che scrivi su di lui. - disse.

Si ritrovò in un vero corpo a corpo mentre lottavano ognuno per strappare la pergamena all'altra. Sugar era determinata a non perdere e si spinse contro di lui pe usare tutta la forza di cui era capace. Caledon era grosso per la sua età, ma non così tanto da renderla una battaglia persa in partenza, non quando Sugar era disposta a usare tutti i mezzi a propria disposizione per vincere. Sempre e comunque.
 
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view post Posted on 5/6/2023, 17:57
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Sugar Mandylion era letale, questo Caledon Fedoryen lo aveva capito da tempo. E, insieme, lei lo detestava. L’astio era così palese che persino uno come lui non aveva potuto ignorarlo. Quella consapevolezza, che lui non si spiegava del tutto perché non era parte di sé farsi domande su ciò che avessero in testa le altre persone, lo spingeva paradossalmente a cercare un contatto, più fisico che mai. Per mettere alla prova più lei che sé stesso, per tracciare i confini e spingerla a superarli, per vedere fino dove si sarebbe potuta spingere. Quanto a lui, il fatto che fosse cresciuto con l’abitudine del rifiuto fin dai primi attimi della sua esistenza, non comportava che fosse disposto ad accettarlo. Non lo aveva fatto e non lo avrebbe fatto allora. Anche lui, dunque, detestava Sugar Mandylion, in primo luogo perché le analogie tra loro due erano troppo evidenti e avevano dato a lei un potere che nessun altro al mondo avrebbe potuto vantare: sapere dove colpirlo. Lui, in compenso, possedeva la stessa arma.

– Non me ne frega niente di nessuno dei due. Tu invece copi tua madre.

Nervoso e assertivo, perché lui non era bravo come lei con le parole, Caledon Fedoryen affondò il suo fendente in quel duello letale in cui gli pareva, comunque, di essere costantemente in vantaggio. Glielo aveva detto già, in fondo, quanto lei apparisse come la copia più economica di Kedavra Mandylion, a Hogwarts come nell’Esercito e nella comunità in generale. Per una strega che ostentava una tale sicurezza, l’insinuazione di Caledon doveva essere un affronto per lei. Lui, a differenza sua, poteva ostentare quell’indifferenza che non veniva concessa a Sugar per il percorso che aveva fatto e per la donna che era. Molto più di sua madre, forse, ma agli occhi di chi? C’era una cosa, però, che Sugar non aveva considerato: il pensiero di sua madre ad Azkaban, che Caledon sapeva essere più concreto che mai, non lo feriva, né lo rattristava. Al contrario, lui si sentiva sollevato, perché se sua madre fosse stata rinchiusa, allora sarebbe stata lontano da lui non per scelta, ma per costrizione. E per lui avrebbe fatto tutta la differenza del mondo.
Solo la convinzione di essere riuscito a colpirla a sua volta riuscì a distrarlo un minimo dalla rabbia che continuava a montare il lui ogni volta che lei faceva vibrare le corde vocali contro di lui. Le sbarre di Azkaban - che avrebbero tenuto sua madre lontano da lui, ma anche da Jelonek e Javier, finalmente - svanirono quando lei gli fu addosso senza che lui lo avesse pianificato.

– Mandylion, falla finita!

Ringhiò, senza nessuna intenzione di arrendersi alla lotta e di concedere a lei la missiva. Non era la prima volta che accadeva, del resto. Cercò di allontanargliela allungando il braccio, mentre con l’altro che cingeva la vita per guadagnare un controllo fisico su di lei. La tirò a sé con forza per allontanarla dall’oggetto che lei desiderava per deriderlo ancora e ricattarlo. In quel modo, però, neanche lui riusciva ad appropriarsi della lettera dell’altra. Così cambiò tattica e le stesse dita che tenevano stretta la missiva per sua madre si infilarono tra i capelli di lei e lì si chiusero di nuovo. Tirò per farla smettere, ma soprattutto per sentirla gemere di dolore. Quel suono, per lui, sarebbe stato la più appetitosa delle vittorie.
 
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view post Posted on 6/6/2023, 19:23
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Sugar lo fulminò con lo sguardo; lei, copiare sua madre? Erano opposti, il sole e la luna, il bianco e il nero. Caledon cercava solo di insultarla e farla infuriare prendendo scorciatoie facili. Aveva intuito che per lei Kedavra era un argomento sensibile, e per questo sperava di ferirla ogni volta con quelle frecciatine da due soldi per ripagare il vero dolore che lei gli aveva inflitto. Sfortunatamente per lui, Sugar non era altrettanto facilmente influenzabile. Non si sarebbe ossessionata su come lei potesse essere percepita copiare Kedavra. Non c'era assolutamente nulla che lei volesse imitare, detestava l'idea che sua madre potesse avere una qualsiasi cosa che Sugar volesse anche solo segretamente imitare. Aveva sempre saputo di essere destinata a un fato ben più illustre; l'avrebbe rimpiazzata come Comandante degli Auror, un giorno, e si sarebbe anche presa Hogwarts quando un colpo di vento troppo forte avesse fatto volar via l'attuale Preside. E sarebbe diventata una grandiosa pittrice, la più nota della sua generazione. Questo la differenziava in tutto e per tutto da Kedavra; Caldon stava solo cercando di insinuarsi tra i suoi pensieri e tra le sue paure, proprio come lei aveva già fatto con lui. Nessuno avrebbe mai potuto credere che a Caledon non importasse dei suoi genitori. Non quando Sugar riusciva a farlo scattare in quel modo alla minima menzione. Il pensiero le dipinse un sorriso malvagio sulle labbra; Caledon era più schiavizzato di lei dall'ombra di suo padre e di sua madre.

- Mai! -

Non avrebbe certo accettato ordini da quella forma di vita inferiore. Si allungò di nuovo per prendere la lettera, ma lui aveva insinuato la mano tra i suoi capelli tirando per tenerla ferma. Sugar emise un lieve gemito di sorpresa più che di dolore e lo fissò. Era più vicino di quanto fosse umanamente accettabile, realizzò con una smorfia; la sua mano scattò al polso di Caledon, l'altra alla sua spalla. Aveva manifestato quella brutalità già una volta, da Ollivander, ed era evidente che i suoi avvertimenti non fossero stati ascoltati. Non aveva paura di lei, al contrario: voleva sfidarla apertamente, umiliarla e dominarla. Il pensiero le fece ribollire il sangue.
Uno qualsiasi dei suoi incantesimi lo avrebbe spedito oltre la balaustra, e sua madre avrebbe dovuto spendere almeno un mese per aggiustarlo. La tentazione, tuttavia, era forte.

- Lasciami. - sibilò. - O ti do una ginocchiata tanto forte che le orchestre faranno a gara per averti come soprano. -

Abbassò lo sguardo al cavallo dei suoi pantaloni, eloquente. Solo in quell'istante si rese conto che lui le cingeva la vita, e la lotta si immobilizzò per qualche istante. Sugar tornò a guardarlo in volto, sfidandolo con occhi di fuoco senza muoversi.

- Sei troppo vicino. -
 
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view post Posted on 6/6/2023, 20:30
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Se avesse potuto, avrebbe risentito quel gemito con un grammofono per il resto della settimana. Quelle note acute di Sugar Mandylion lo infiammarono di uno dei gusti migliori che avesse mai provato e con cui avrebbe persino descritto la felicità, lui che non l’aveva mai provata. Fu breve, e sapeva che Mandylion non gli avrebbe mai concesso una soddisfazione duratura, ma intenso a sufficienza da adombrare per qualche secondo persino la rabbia che gli montava dentro. Ancora più affamato e per niente appagato, Caledon Fedoryen scattò per cercare ancora lo stesso suono e questa volta non fu la rabbia a far scattare le dita tra i capelli di lei, ma il desiderio. Tirandole ancora la testa all’indietro, le espose il collo ritrovandosi a pensare a quanto sarebbe stato appagante vederlo sanguinare.
Fallo ancora, avrebbero supplicato le pupille dilatate. Ma fu invece lui a grugnire, perché lei naturalmente non si diede per vinta e continuò a respingerlo con tutta se stessa.
Se lui fosse stato in grado di provare la paura o anche solo un accenno di istinto di auto-conservazione, avrebbe temuto Sugar Mandylion. Era una strega esperta di Difesa Contro le Arti Oscure, era tenace e testarda e, a quanto pareva, non si sottraeva neanche a un violento corpo a corpo come quello. Lui era abbastanza intelligente da comprendere di doverla temere, ma era proprio quella appurata letalità di lei a tenerlo incollato lì, a resistere. Aveva già dovuto constatare la sua superiorità verbale, ma quello era il suo campo e non avrebbe ceduto. Lui si esprimeva con la violenza da quando era nato straziando il ventre di sua madre. Voleva farle male per sentire quei gemiti ancora e ancora.
Così, tanto lei lo respingeva, tanto lui faceva penetrante le dita sul suo fianco e le cingeva con forza la vita. Seppur superiore a lui per intelletto e abilità magiche - e solo perché Caledon non aveva avuto la sua formazione nel cazzo di esercito degli Auror - non avrebbe prevalso su di lui anche lì. Doveva saperlo anche lei, che infatti tornò a minacciarlo. Lui, torturato dai mille stimoli di quella lotta, non riuscì a coglierne nemmeno il senso.

– E che diamine vorrebbe dire?

Ringhiò, spazientito, dopo che lei aveva parlato di orchestre o altre scemenze. Preferì invece seguire il suo sguardo e il linguaggio dei loro corpi fu per lui molto più chiaro di qualsiasi parola. Era vicini, si limitò a concordare Caledon con un sorriso dovuto al fastidio evidente di Sugar. Ma non troppo. Non per lui. E lei lo avrebbe imparato presto.
Compreso a quel punto a cosa lei alludesse, Caledon sostenne il suo sguardo e sposò istantaneamente il rischio che Sugar Mandylion continuava a raffigurare per lui e, dunque, tutta la sua attrattiva. Quindi, fece scattare in avanti il proprio bacino e poi tutto il corpo per spingerla contro il muro di pietra della Torre dell’Orologio. Il troppo vicino era qualcosa che lui rifiutava, soprattutto ora che Sugar l’aveva sancito. In risposta, quindi, incollò i loro bacini, facendo pressione con il braccio alla vita di lei per spingerla contro di sé. L’altra mano si sciolse dai capelli di lei solo per farle aderire la nuca contro la fredda pietra di Hogwarts e intrappolarla in quello spazio che lui intendeva restringere fino quasi a fondersi con lei.

– Troppo vicino.

La imitò con un tono lamentoso e derisorio, quindi sbuffò, divertito, mentre con le braccia e con il corpo tutto si assicurava non solo di toglierle vie di fuga, ma anche di starle quanto più vicino fosse possibile a due esseri umani. L’avrebbe portata a ricalibrare quel suo saccente troppo vicino, e i rischi che stava correndo con la strega erano per lui il migliore degli incoraggiamenti.
 
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- Sei così ignorante da non saperlo! -

Sugar rischiò di sbilanciarsi e cadere mentre lui la intrappolava tra il suo corpo e il muro alle sue spalle. Dovette reggersi a lui mentre riacquistava equilibrio, non prima di essersi aggrappata alle sue braccia, e odiandosi per averlo fatto. Caledon si spingeva contro di lei, aderendo con il bacino contro il suo e facendole sentire l'intera portata del suo corpo contro il torace. Riuscì ad avvicinarsi ancora di più e a sbeffeggiarla; Sugar si dimenò per piazzargli una nuova sberla, facendo scontrare sonoramente la mano alla sua guancia. Come se questo non fosse abbastanza, gli avrebbe piantato le unghie nella pelle per lasciargli tre segni rossi. Era furiosa che lui si permettesse tanto senza scrupoli, senza pensarci nemmeno per un secondo di troppo laddove altri uomini dovevano sudare sette camicie, trentaquattro bouquet di rose e una somma imprecisa su regali e gioielleria. Sugar si ritrovò gli occhi blu di lui penetrarla con insolenza, mentre più in basso il contatto si faceva decisamente poco equivoco. Sbalordita, Sugar aggrottò le sopracciglia, perdendo per un secondo la risposta pronta che le danzava puntualmente sulla lingua quando si trattava di lui.

- Attento, Fedoryen, se spingi un po' di più verrai nei pantaloni. - sibilò.

Si dimenò ancora, ma il muro dietro di lei e le braccia di lui le impedivano di scostarsi. Respirò sul suo viso, rabbiosa, e alzò il mento per guadagnare superiorità su di lui. Non importava che la mettesse fisicamente con le spalle al muro; non aveva alcuna speranza di farla sentire spaventata, o qualsiasi fosse la sua vera intenzione. Sapeva che lui fosse attratto da lei e dal suo corpo, era evidente. Sugar glielo leggeva negli occhi incendiati, e nel calore che irradiava mentre si spingeva contro di lei. Era pronta a scommettere che non si fosse mai avvicinato tanto a una donna prima di quel momento, e di certo non in quei termini. Il pensiero le dipinse un sorrisetto automatico sulle labbra sottili, e premette il pollice su quelle più carnose di lui, poco più sotto a dove aveva tentato di graffiarlo. Poteva atteggiarsi e provocarla fino alla furia, ma non cambiava il fatto che fosse solo un ragazzino e lei una donna. Impossibile che non avesse avuto pensieri impuri all'origine di quella voglia; non era pronto, non per lei, non per come Sugar andava soddisfatta.
anche se...

- E ora? - lo sfidò, il pollice ancora sulle sue labbra.

Non sei pronto. Non sarai mai pronto, non per me.
 
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view post Posted on 7/6/2023, 20:27
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Che il corpo di Sugar Mandylion gli facesse un certo effetto lo sapeva da mesi, per l’esattezza dal pranzo di Natale a Hogwarts. Lo schiaffo e i graffi che lei gli riservò in quel momento, pur facendolo grugnire di fastidio, non fecero che corroborare quell’effetto su cui sentiva di avere ancora poco controllo, ma che rincorreva e assecondava. Quel calore nelle vene, che lui non avrebbe comunque saputo distinguere dalla rabbia, si catalizzò anche al suo ventre, con cui continuava imperterrito a schiacciare contro Sugar per tenerla prigioniera contro il muro. Non la credeva stupida, quindi non lo sorprese quando lei andò a schernirlo proprio su quello.

– Non entusiasmarti troppo, è solo perché sei una donna.

Ringhiò con gli occhi colmi di rabbia è affatto imbarazzato da quella condizione fisica. Quello che risvegliò la sua ira, piuttosto, fu la possibilità che lei potesse pensare di avere quell’effetto su di lui perché fosse lei, perché fosse in qualche modo speciale. Si affrettò a smentire quell’ipotesi non detta e riporto i loro bacini a qualche centimetro di distanza non perché fosse imbarazzato, ma perché non voleva concedere a lei quel nuovo tipo di potere. Non era tanto stupido da pensare di poter abbassare la guarda con lei e non voleva essere vittima dei suoi stessi impulsi fisici che immaginava avrebbe trovato difficile da controllare se lei li avesse in qualche modo assecondati solo per ferirlo meglio e più a fondo.
Mentre lui faceva mezzo passo indietro, dunque, entrambe le mani finirono sui fianchi di Sugar per farla aderire ancora di più è ancora con più forza alla parete. Assecondando il desiderio di farle male e sempre più male ora che le temperature erano più alte, quasi le stracciò un pezzo della camicia per posizionare i polpastrelli direttamente sui suoi fianchi nudi e strinse con la volontà di lasciare le sue impronte violacee. L’unico suo rimpianto sarebbe stato quello di non poter vedere i segni che le stava lasciando l’indomani, quando sarebbero stati più visibile.
Quando lei posò un dito sulle labbra, Caledon Fedoryen fu sordo alle sue nuove prese in giro e gli occhi chiari brillarono di eccitazione. Sostenne il suo sguardo con la stessa sfida che aveva bagnato i pori di entrambi in quella lotta. Valutò l’idea di farle male ancora mordendole proprio quel dito che lei aveva avuto l’audacia di avvicinare così tanto a lui. Invece fece scattare il braccio sinistro in avanti e chiuse le dita all’altezza della gola di lei, incrociando le loro braccia affinché la mano di Sugar fosse costretta ad abbassarsi dal suo viso.
E senza pensarci neanche un secondo di più, premette le labbra su quelle più delicate di lei e con forza le strinse il labbro inferiore tra i denti, fermandosi solo quando un inconfondibile sapore ferroso gli arrivò in bocca.
Solo allora si ritrasse per guardarla, in estasi. Del tutto disinteressato alle conseguenze che senz’altro avrebbe pagato per quel gesto, Caledon Fedoryen non aveva nient’altro per la testa che l’immagine di quello che considerava un suo piccolo capolavoro: Sugar Mandylion e il labbro sanguinante di lei per l’agire di lui. Esaltato, si passò la lingua sulle ultime gocce di sangue di lei che erano rimaste depositate sulle proprie labbra.
 
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view post Posted on 7/6/2023, 23:55
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Sugar si passò la lingua sui denti quando Caledon negò, gli occhi che le brillarono. Era ovvio che non fosse una donna qualsiasi per lui. Infatti, subito dopo averle fatto sentire gli effetti della loro vicinanza, Caledon dovette allontanarsi per ristabilire l'impressione che Sugar era una come le altre, senza alcun significato speciale. Sugar si mise a ridere davanti a quell'ostentazione. Lo fissò negli occhi e lo derise apertamente per quel tentativo di tornare sui suoi passi. Il suo corpo agì da solo; piegò il ginocchio intorno al fianco di Caledon e lo sfidò a negare i brividi che la gamba di una donna (la sua gamba) potessero portargli. Lo spacco della gonna gli avrebbe donato la vista della pelle bianca a portata della sua mano; Sugar detestava Caledon Fedoryen. Era disgustata da come lui si fosse permesso di prenderle i capelli e avvicinarsi, ma Caledon non rispondeva alla violenza come una persona normale e da quel punto di vista non c'era molto che lei potesse fare. Quel territorio inesplorato di sguardi di fuoco e tocchi proibiti, però... su quello poteva sorprenderlo, spiazzarlo, lasciarlo senza parole.
La sua gamba lo trasse a lei coprendo quella ridicola distanza che lui aveva voluto mettere. Solo per spiazzarlo.

- Cosa fai... -

Lui la sorprese allo stesso modo. Sugar trattenne a stento un gemito quando Caledon la afferrò forte per i fianchi, ma non riuscì a nascondere l'espressione. Sentì alcune delle cuciture saltare e le sue dita a fondo nei fianchi. Nessuno aveva mai osato tanto; Sugar chiuse gli occhi, automaticamente, per riaprirli di scatto quando la mano di Caledon si chiuse sulla sua gola. Ricambiò lo sguardo di fuoco, afferrandogli il polso con forza per fermarlo, ma lui l'anticipò di nuovo.
Non fu un bacio, non poteva esserlo. Non tra di loro. Fu qualcosa di osceno che le strappò un grido di rabbia, soffocato dalla bocca di lui, e il sapore del ferro sulla lingua. Sugar alzò il mento per distanziare il viso da Caledon, e lo vide leccare le tracce del suo sangue dalle labbra. Con ogni probabilità, le avrebbe lasciato il segno per giorni. Fu il suo turno di infilare la mano libera tra i capelli di Caledon e tirare con forza; non le importava che avesse le dita intorno alla sua gola, non poteva passare impunito. Lo fissò negli occhi, respirando affannosamente, il cervello in fiamme, il petto che si alzava e si abbassava, la gamba intorno al suo fianco e il suo corpo ancora attaccato al proprio.

- Era il tuo primo bacio? - chiese, velenosa. - Patetico. -

Lo fissò ancora per qualche istante, in silenzio. Poi il calore prese il sopravvento, e lei chiuse gli occhi mentre gli spingeva la testa contro la propria. Le loro labbra si incontrarono di nuovo, e questa volta quelle di Sugar si aprirono e lottarono senza delicatezza perché quelle di Caledon facessero lo stesso. I loro volti si tinsero di rosso dalla bocca di Sugar, ma non poteva importare in quel momento. Se non altro, la spinse a toccare con la lingua le labbra di Caledon.
 
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view post Posted on 14/6/2023, 13:47
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Sugar Mandylion gliela fece pagare. Questo Caledon lo aveva messo in conto, naturalmente. Grugnì, quindi, quando lei gli afferrò di nuovo i capelli con energia (per non dire con cattiveria). Ciò che non si aspettava fu che lei lo inglobasse con la propria gamba, riducendo a forza la distanza tra loro due e stravolgendo il fastidio che aveva esposto poco prima e proprio dopo che lui si era raddrizzato per non darle ulteriore potere. Le finì addosso di peso, in un pesante sospirò, e a quel punto gli fu impossibile rinunciare alla vicinanza dei loro corpi. Gli era fisicamente impossibile sollevarsi per staccare il proprio ventre bollente da quello di lei, ma la sua non era arrendevolezza. Al contrario, era fame. La fame di sempre che in qualche modo lo spingeva a desiderare ogni cosa e in quel momento non c’era un centimetro della strega di cui lui non volesse appropriarsi. La mancina di Caledon camminò nervosamente lungo tutta la coscia nuda ed esposta di lei fino a stringerla alla base, sotto la gonna. La sollevò di qualche centimetro per recuperare terreno in quella lotta e soprattutto premette falangi e unghie contro la farne di lei nel tentativo quasi disperato di impossessarsene, di andare più a fondo. La destra rinnovò la presa sul collo di lei: l’avrebbe uccisa pur di tenerla lì con lui, pur di non lasciarla scappare. Lei, invece, continuava a torturarlo in tutti i modi possibili e perseverò a prenderlo in giro.

– Anche il tuo primo con qualcuno più giovane di tuo nonno.

Rispose con stizza, eppure affatto in difficoltà. Lei si muoveva con maggiore spontaneità di lui ma, probabilmente senza che lei lo volesse, era proprio il corpo di lei a guidarlo. Non gli importava di tutti gli uomini che aveva avuto: non erano stati gli uomini a rendere Sugar Mandylion un’Auror, né una strega così stronza, arrogante, saccente, così vitale, irascibile e coraggiosa. Era stata lei, Sugar, che degli uomini sembrava fare sempre e solo un’appendice, un accessorio. Nessuno di quegli uomini l’aveva definita nel suo temperamento e nel suo essere affilato e incandescente. Forse neanche lui sarebbe riuscito mai a scalfirla davvero, oltre i graffi e i lividi. Certamente, però, lui non si sarebbe accontentato di essere per lei solo un accessorio. Era lui che ora aveva bisogno di indossarla su ogni centimetro del proprio corpo. Affondò nella sua bocca e poi tra le sue gambe e poi ancora nella sua bocca, lasciando entrare lei ma soprattutto assaporandola e gustandola lui come non aveva mai fatto prima. Capì di volere tutto, molto più di quanto lei intendeva concedergli. E proprio per quello rinnovò la sua presa, frugò ogni centimetro che riuscì a raggiungere, dal fianco scoperto a sotto la gonna, percorrendo tutta la lunghezza della gamba che al contempo rendeva lui prigioniero di lei.
La sua lettera era finita a terra mentre lui, schiavo e galeotto, desiderava studiare e raggiungere ogni anfratto della sua prigione e distruggerla.
 
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view post Posted on 18/6/2023, 10:21
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La pelle di Sugar si coprì di brividi intensi quando la mano di Caledon la percorse la gamba, senza fermarsi alla parte esposta: le sue dita si spinsero oltre la stoffa, conquistando centimetri che non gli erano stati dati. Sugar si concesse di tenere gli occhi chiusi mentre assaporava il sangue e il bacio di lui, galleggiando per qualche istante in una passione selvaggia e incontrollata. Non poteva definirsi estranea a quel trasporto, ma questa volta aveva anche un retrogusto che non aveva mai sentito prima. Era... senza freni, pericoloso, sadico. Era...
... come guardarsi allo specchio.
Sugar rigettò con fierezza quel pensiero, anche nel mezzo di quel ciclone indomabile. Le sue dita si stringevano ancora ai capelli di Caledon, la sua gamba era stretta intorno al suo fianco. Lo sentiva pronto per lei, pronto a prenderla in quello stesso istante su quella stessa terrazza senza alcuna preoccupazione. Avrebbe senso. Sarebbe perfettamente naturale, sussurrò una voce molto profonda dentro di lei. Sentiva la sua bocca coprire la propria, spostarsi sulla sua mandibola e minacciare di morderla sul collo, e per un folle momento Sugar desiderò che lo facesse. Ricambiò i suoi baci cercandolo ancora e ancora, dando sfogo alla rabbia che aveva provato per lui da quel giorno alla bottega di Ollivander. Il pensiero di stregarlo e lasciarlo senza difese era suadente tanto quanto sentire la sua mano sulla coscia. Le dita di Sugar percorsero lentamente il torace di Caledon, viaggiando verso il basso con una lentezza estenuante. Gli occhi acquamarina di lei si riaprirono per piantarsi in quelli blu di lui, la mano che ora lo toccava appena oltre l'ombelico. Respirò appena, gli occhi che guizzavano alla lettera che Caledon aveva appena abbandonato...
Lo spinse via con entrambe le mani, liberandosi della sua presa non senza un picco di dolore. Rimase concentrata, nonostante la lussuria le circondasse di rosso la vista; si gettò sulla busta, che recuperò con un sorriso maligno, e arretrò rivolgendogli un'espressione trionfante.

- Vinco sempre io, Fedoryen. - disse, il fiato ancora corto.

Sventolò la lettera.

- In un modo o nell'altro. -

Lasciarlo lì con il dubbio di essere stato usato solo per recuperare la missiva era un pensiero dolce. Sugar si mordicchiò il labbro inferiore continuando a guardare Caledon mentre si allontanava verso l'uscita. Alla fine, gli rivolse un'espressione di superiorità e un sorriso di sufficienza mentre gli voltava le spalle e lo lasciava da solo sulla terrazza. Quando ebbe oltrepassato la soglia della stanza, Sugar ripiegò la lettera e la ripose nella scollatura, il sangue che ribolliva ancora per l'eccitazione e per la vittoria spietata.
La sua gamba rimaneva cosparsa di brividi.
 
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12 replies since 2/2/2023, 23:53   350 views
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