Un’espressione di disgusto apparve sul volto di Caledon Fedoryen. Come era già capitato diverse volte negli ultimi mesi, Sugar Mandylion era ancora una volta la causa della rimodellazione del suo volto ingrugnito o impassibile per natura. Lui l’aveva schernita per primo, calandosi nei panni immaginari del suo vecchio bavoso Integerrimo, ed era assolutamente certo che avrebbe ricevuto immediatamente un contraccolpo. Quanto all’interpretazione, però, Mandylion era molto più capace, e forse fantasiosa, di lui. Nell’udire quella lettura raccapricciante, infatti, Caledon proprio non riuscì a celare la repulsione.
– Impossibile. Mia madre è l’unica a tollerare quel magonò di mio padre, e lo fa solo perché è la Direttrice del San Mungo.
Scosse la testa, come a voler negare ulteriormente la veridicità delle parole udite. A turbarlo non era il tradimento in sé, ma l’ipotesi di un altro essere umano che era stato vicino in quel modo a suo padre, del suo letto infangato e di una strega che si permetteva di mancare di rispetto a sua madre, probabilmente la strega più potente dell’intera nazione. Dal canto suo, davvero trovava impossibile che qualcuno oltre a sua madre potesse apprezzare Jelonek. Rapidamente, il ribrezzo si trasfigurò in rabbia.
– Glielo riferirò io stesso.
Sancì, gonfiando il petto. Perché non avrebbe permesso a nessuno di infangare la reputazione dei Fedoryen. Erano anni che cercava di impedirlo persino a suo padre, quindi non l’avrebbe permesso a una strega qualsiasi o ancora meno a Sugar Mandylion.
– Anzi, vieni qui e fa vedere la lettera.
Allungò il braccio e le strinse il polso in quella che, come al loro solito, non era per niente una gentile richiesta. Tirò a sé la strega per raggiungere insieme la balconata della Torre dell’Orologio. Quindi tirò fuori dalla tasca una pergamena scarabocchiata solo in parte e una piuma. Con la bacchetta tagliò via la parte già scritta, l’accartocciò e se la mise in tasca, dunque procedette a scrivere sulla cartapecora ancora vergine d’inchiostro.
Mamma,
Ho sentito che una strega ha scritto a papà per San Valentino, sperando di passarlo con lui. Diceva anche che immagina che tu finisca a Azkaban e che così lei riuscirà a stare con papà, mentre io mi occuperei di Javier, e che insieme hanno già sporcato il mio letto a casa nostra.
Io mi vendicherò e tu non hai bisogno di passare il San Valentino con uno che si veste in un modo così ridicolo. Sabato ci penso io a portarti i cioccolatini e qualche altra cosa.
E io non penso che tu debba finire a Azkaban: il Preside mi sembra un rincoglionito e non sarebbe stata una grande perdita.
Comunque non ti preoccupare: se tu e papà divorziate, io testimonierò in tuo favore.
Cal.
– Allora?
Distese la pergamena per far sì che fosse ben leggibile anche a Sugar, a cui in fondo stava chiedendo un parere, seppur con durezza. Immaginava che l’idea che sua madre soffrisse e che la sua famiglia venisse distrutta da quella lettera desse a Sugar parecchia soddisfazione. Per quanto lo riguardava, avrebbe fatto il possibile per essere il primo a dirlo a sua madre ed evitare che quella lettera finisse alla stampa per salvaguardare la stima di cui godeva sua madre. Solo gli stupidi e i deboli avrebbero ritenuto di mandarla ad Azkaban dopo che lei non era nemmeno riuscita ad ammazzare il preside depresso.
– Ci scommettevo che non fosse roba tua e che nessuno ti avesse scritto per San Valentino.
Disse poi, tornando a stringerle il polso per costringerla lì con lui sulla balconata. Da lì, la caduta sarebbe stata letale senza alcun dubbio e quel rischio lo elettrizzava, come il litigare con Sugar Mandylion proprio lì. Le sorrise beffardo.
– Tu ci sei finita persino finita in copertina, al Settimanale. Anche se vicino alla professoressa Celebrian nessuno ti avrà notata. Hai deciso di provare in questo altro modo?
Aggiunse, facendo poi scoccare la lingua sul palato. Naturalmente il suo obiettivo principale era evitare che Mandylion consegnasse quella lettera alla stampa, ma anche prenderla in giro ad ogni occasione utile. Forse, eterna figlia di, Sugar voleva davvero sfruttare quella faccenda per notorietà, oltre che per infierire e vendicarsi di lui.